Quando si parla dei “favolosi anni ‘60”, per la gran parte delle volte ci si sofferma sui grandi sconvolgimenti sociali che ebbero luogo negli Stati Uniti e sulle rivoluzioni in campo culturale che stavano avvenendo nella Swinging London. Molto di rado, però, i testi di storia si soffermano sul periodo d’oro che visse il Belpaese nel corso di quel decennio: sì, ci riferiamo all’Italia del cosiddetto “boom economico”.
Nel giro di pochi anni, infatti, anche il nostro amato Stivale – proprio come in America e in Gran Bretagna – visse un periodo di profondi cambiamenti sotto ogni aspetto della vita quotidiana: grazie al florido momento dell’economia, anche l’arte, la musica e la cultura in senso generale ne giovarono. In questo articolo ripercorreremo proprio la storia di quel decennio italiano: buona lettura!
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L’Italia del boom economico: storia e contesto
L’inizio di questo grande cambiamento si ebbe sul finire degli anni ‘50, quando nel giro di poco meno di un decennio dal finire della Seconda Guerra Mondiale l’Italia si ritrovò a diventare una delle più grandi potenze industriali d’Europa e del mondo. Grazie al termine del conflitto e ad una ritrovata fiducia nel futuro, il Paese fece presto a trasformarsi: i centri abitati più grandi si espansero fino a diventare delle metropoli e la popolazione sentiva sempre una maggiore necessità di migliorare la propria condizione.
Questo portò, ovviamente, ad un profondo rinnovamento sia dal punto di vista dello stile di vita che dei consumi: l’italiano medio, abituato a vivere di agricoltura, si ritrovò nel giro di pochissimo tempo in un mondo che gli offriva mille nuove opportunità. Una svolta rapida che pochi analisti si aspettavano e che fece valere all’Italia degli anni ‘60 il soprannome di “miracolo economico”: per farsi un’idea delle proporzioni del tutto, basti pensare che nel 1965 il Belpaese copriva oltre il 12% della produzione industriale dell’Europa intera!
I motivi della rapida trasformazione furono molteplici ed il primo va ricercato senza dubbio negli aiuti che l’Italia ricevette dagli Stati Uniti e da altri paesi esteri: il celebre Piano Marshall portò alle casse dello stato oltre 13 miliardi di dollari. A contribuire alla crescita ci pensarono poi il costo contenuto dei salari e una manodopera d’eccellenza, che si rivelò fin da subito molto competitiva a livello internazionale: è in questi anni che il Made in Italy si consolida definitivamente, diventando un certificato di eccellenza in tutto il mondo.
I favolosi anni ‘60 nella musica italiana
La serie di eventi e la crescita che abbiamo descritto portò inevitabilmente gli italiani a cercare con sempre più entusiasmo nuove forme di intrattenimento e di cultura popolare. La musica soprattutto prese il sopravvento, dando luogo a una serie di eventi imperdibili: nascono in questi anni il Cantagiro, il Festivalbar e Un Disco per l’Estate, delle kermesse che tennero banco nel corso delle belle stagioni italiane per i decenni a venire. Il sole e le spiagge divennero il simbolo di questa rinascita anche nelle canzoni.
Gli anni ‘60, dopotutto, furono gli anni di Edoardo Vianello e dei suoi più grandi successi: Con le pinne, il fucile e gli occhiali e Abbronzatissima sono solo un paio degli esempi più noti, canzoni che dopo oltre mezzo secolo ancora non smettiamo di canticchiare! Assieme a Vianello, le classifiche musicali italiane erano dominate da Nico Fidenco e da molti altri giovani artisti promettenti: nomi come Nicola di Bari (Amore ritorna a casa, Piangerò) e Orietta Berti (Tu sei quello, Voglio dirti grazie).
Ma non fu solo il periodo delle grandi hit radiofoniche, anzi: la musica italiana degli anni ‘60 vide contrapporsi agli artisti più tradizionali il fenomeno dei cosiddetti “urlatori”. A questi nuovi cantanti, come il nome stesso suggerisce, piaceva cantare molto più forte di quanto non si fosse abituati all’epoca: si facevano così strada nomi come Adriano Celentano, Little Tony e Ricky Gianco, il cui stile riprendeva le correnti della musica rock and roll americana nata nel corso del decennio precedente.
Cultura e spettacolo nella tv Italiana negli anni ‘60
La straripante cultura musicale dell’epoca finì per riversarsi anche nel cinema e nello spettacolo in generale: proprio agli albori del già citato fenomeno degli “urlatori”, usciva nei cinema – per mano del regista Lucio Fulci – il film Urlatori alla Sbarra. Il lungometraggio a sfondo musicale raccontava proprio dei tentativi di emergere di alcuni giovani cantanti dell’epoca, fra partecipazioni televisive e raccomandazioni; fra gli attori appaiono diversi “urlatori”, tra i quali un giovanissimo Adriano Celentano.
Ma gli anni ‘60 furono anche gli anni della televisione nelle case di ogni italiano: il benessere diffuso aveva portato almeno un apparecchio in ogni casa, facendo entrare per la prima volta la musica e il cinema nei nostri salotti. Una delle maggiori espressioni di questo nuovo mezzo nasce nel 1957, ma è proprio nel corso del decennio successivo che lascia un’impronta indelebile: parliamo di Carosello, un programma che riesce a mescolare sapientemente arte, creatività ed esigenze pubblicitarie.
Nascono nello stesso periodo diverse altre trasmissioni che hanno segnato un’epoca, contribuendo a trasformare la società: format come L’Amico del Giaguaro, presentato da Corrado e ricco di sketch e canzoni… ma anche Quelli della Domenica, condotto da Ric e Gian. Oppure Studio Uno, l’archetipo del varietà d’intrattenimento moderno, che riusciva a divertire le famiglie riprendendo i canoni delle omologhe trasmissioni americane, perfetto rappresentante di un decennio foriero di grandi cambiamenti.