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Cappelli Vintage : come influenzavano lo stile nella swing era

Se nell’idea comune il cappello è un capo di abbigliamento opzionale, che può arricchire e personalizzare lo stile, negli anni della golden swing era il copricapo era un must. I cappelli vintage erano parte stessa della moda; ed era impossibile vedere un donna o un uomo di qualsiasi ceto uscire di casa senza un copricapo, indipendentemente dal clima.

Pensiamo a tutti i film girati fra gli anni 20 e gli anni 40, possiamo ricordare una scena ambientata all’aperto in cui i personaggi maschili o femminili non indossino il cappello?

Probabilmente no. Anche nei film più recenti ambientati in quegli anni, possiamo vedere come la cura per l’abbigliamento determini anche l’uso dei cappelli vintage: a tesa larga, floscio o a coppola per l’uomo o la classica cloche o il turbante piumato per la donna.

Ma come mai il copricapo era così importante per l’abbigliamento vintage? I cappelli potevano influenzare lo stile della moda maschile o femminile?

Il valore dei capelli nell’era vintage

Nel passato, i cappelli, fino alla prima metà del novecento rappresentavano parte dell’identità della persona. Erano un tratto distintivo del ceto sociale, del mestiere o, in certi casi, del pensiero politico di chi li indossava.

In questo senso il cappello era parte dello stile e della moda esattamente come l’abito, le scarpe o la borsetta per le signore.

I cappelli vintage si legavano, quindi, all’abigliamento e al “modo di essere” del proprietario; con la nascita dei primi atelier e l’esplosione della moda francese, anche i cappelli, come gli abiti, venivano realizzati pensando all’estetica, ma soprattutto alla comodità di chi lo avrebbe indossato.

Un esempio ne è la cloche, una reminiscenza dei primi anni del ‘900, che diventò popolare negli anni ’20, proprio per la sua forma. Il cappello si adattava, infatti, perfettamente con i tagli di capelli corti e lisci (ma anche riccioluti) delle flappers; negli anni ’20 i cloche-hat erano molto fabbricati e potevano essere di tagli diversi, al fine di soddisfare tutti i gusti.

C’erano poi le sperimentazioni puramente creative dell’arte della moda, come il cappello scarpa della modista e artista romana Elsa Schiaparelli, realizzato in collaborazione con Salvador Dalì. Secondo la visione della Schiapparelli, il cappello doveva essere una sorta di trump-l’oeil; ossia ingannare la percezione di chi lo guardava, assumendo forme diverse a seconda dell’angolazione: a tratti era un basco, ma davanti poteva apparire un fascinator hat.

Mentre, fra gli uomini aveva grossa diffusione la coppola, di derivazione europea e già molto utilizza nel vecchio continente.

Cappelli Vintage nella moda maschile fra gli anni ’20 e ’40.

I cappelli che più hanno influito nella moda maschile fra gli anni 20 e 40 sono principalmente tre:

  • coppola
  • fedora
  • panama

Vediamo il loro stile e le differenze.

Coppola

Il flat cap o coppola è un cappello di origine inglese, già utilizzato nel 1300. Il passare degli anni favorì la popolarità e la diffusione di questo cappello, che cambiò di significato ma non sparì mai dalla circolazione.

Ad esempio, nel Galles verso la fine del ‘500 divenne obbligatorio perché era prodotto con la lana, un materiale che doveva essere consumato. In Inghilterra, invece, veniva indossato dalla classe operaia ed era un segno di distinzione sociale.

Soltanto negli anni ’20 del ‘900, iniziò a diffondersi anche fra i gentiluomini d’affari. Nel frattempo, la coppola aveva viaggiato in paesi europei come l’Italia dove arrivò già negli anni ’10 e la Francia. Il flat cap arrivò anche negli Stati Uniti e là si diffuse soprattutto fra i giovani di diverse estrazioni sociali. Divenuto un simbolo dell’abbigliamento giovanile dell’epoca, la coppola ebbe grande successo anche per la sua versatilità. Era indossato sia in contesti civili, sia in ambito sportivo.

Oggi è un elemento iconico nella cultura vintage, basti pensare che uno dei nomi per indicarlo è “Gatsby cap”; ossia, berretto alla Gatsby, personaggio rappresentativo degli anni ’20 americani nato dalla penna di Francis Scott Fitzgerald!

Noi di Mille lire, abbiamo nel nostro shop diversi modelli di coppola per creare il tuo stile unico anni ’20!

Fedora

Il fedora è nato come cappello da donna, ma nel tempo diventò molto apprezzato anche dagli uomini. Si tratta di un cappello in feltro morbido a tesa larga e una fascia attorno alla cupola. Se in un primo momento, come accade per la coppola, si diffuse prevalentemente fra la classe operaia, per completare l’abito da lavoro, in seguito, divenne un indumento più elegante e diffuso anche nei ceti più alti.

Il merito fu della casa di moda Borsalino che riuscì a portarlo anche sulla testa di celebri star come: Humphrey bogart in Casa Blanca o Fred Astaire.

Panama

Il panama, come i Fedora è un cappello a tesa larga, ma con la cupola più schiacciata; è caratteristico per la storia dietro al suo nome: pare che nel 1906, all’inaugurazione del canale Panama, Theodore Roosvelt indossasse questo tipo di cappello e fu così che lo lanciò sul mercato.

Questo cappello vintage, però, proveniva dall’Ecuador, dove la tradizione lo fa risalire a periodo Incas.

Una volta indossato da Roosvelt fu subito notato dagli amanti della moda; in seguito fu celebrato da molte star cinematografiche degli anni ’30, come: Clark Gable e Fred Astaire.

Cappelli vintage femminili negli anni dello swing

Se pensiamo alla moda femminile fra gli anni ’20 e ’30, pensiamo subito ai vestiti dal taglio dritto e leggero delle flappers, ai capelli corti e al loro trucco inconfondibile.

A completare questo stile libero, scanzonato e anche un po’ elegante erano i cappelli, in particolare la cloche detta anche flapper hat e il turbante da sera.

Cloche

Ideato dalla modista francese Caroline Reboux, la cloche era un copricapo raffinato dalla linea semplice, in grado di adattarsi alla forma della testa di chi lo indossava. Poteva essere completato di una tesa stretta o addirittura non averne alcuna.

Solitamente, però, era adornato da fiocchi di forma e significato differente. La cloche era un indumento alla moda, inventato da una stilista dell’epoca per venire incontro alle nuove esigenze delle donne. Le flappers, infatti, erano donne libere che non amavano essere ostacolate nei movimenti da copricapi troppo pesanti. Esse amavano gli oggetti leggeri e pratici, che potevano mettere in luce la loro autodeterminazione.

Presto a cloche fu amata anche dalle donne che non sposavano i valori delle flapper, ma che amavano l’eleganza e la raffinata semplicità di quel nuovo indumento alla moda.

Turbante piumato da sera

Proveniente dall’India, il turbante, si diffuse prepotentemente negli anni ruggenti grazie alla genialità dello stilista Paul Poiret. Amante della moda orientale, Poiret, creò un vero e proprio stile nella moda francese dell’epoca, tutto ispirato all’Oriente.

Poiret, infatti, è fra i primi stilisti che crea abiti leggeri e comodi, liberando la donna dalla rigidità delle vesti. Il turbante è il completamento di uno stile da sera, fino a qualche anno prima impensabile per le donne di stile.

La forma comoda del copricapo vintage, era addobbata da piume o impreziosita da gemme e altre pietre preziose. La sua funzione era quella di oggetto ornamentale, al pari di una tiara.

Molte delle più belle dive degli anni ’20 sono state ritratte proprio con il turbante: dagli eleganti modelli di Gloria Swanson, agli eccentrici modelli indossati da Josephine Baker, fino ai turbanti strettamente impreziositi da corone e perle di Clara Bow.