Chet Baker è stato definito il principe del cool jazz, genere che ha contribuito a diffondere e arricchire con il suo stile unico e intimista. In questo articolo parliamo della tragica vita di uno dei più grandi trombettisti e vocalist della storia del jazz recente.
Se non hai ancora avuto occasione di conoscere la storia e la musica di questo rappresentante del jazz recente, noi di Millelire ti diamo l’occasione per rimediare. Sei pronto?
Chet Baker: biografia e carriera
Chet Baker nacque il 23 dicembre 1929 a Yale, in Oklahoma, da genitori musicisti. Il padre era un chitarrista , mentre la madre era stata una pianista, in giovane età.
Prima di avvicinarsi allo strumento che gli avrebbe permesso di esprimere tutto il suo potenziale artistico, Chet approcciò la musica con il canto. Da bambino, infatti, entrò nel coro della chiesa e partecipò ad alcuni concorsi amatoriali.
Verso l’età di 13 anni, il padre gli regala una tromba e così nasce il suo amore per lo strumento. Si formò alla Glendale Junior High School, anche se il suo sound non era frutto di uno studio teorico, ma prettamente personale e intimo.
Nel 1952 fu scelto da Charlie Parker per suonare nella sua band e face notare subito il suo stile. Il talento del futuro principe del cool jazz colpì il padre del genere, Gerry Mulligan, il quale lo volle nella sua leggendaria band.
Dall’anno successivo, il musicista iniziò a suonare come solista, per via dei problemi che contraddistinguevano sempre di più la band di Mulligan. Il sassofonista era entrato in un tunnel di droga che lo aveva condotto in carcere per un periodo.
Nel frattempo Baker era diventato una stella del cool jazz, grazie proprio all’alchimia che aveva sviluppato con Mulligan. Il dialogo del sax con la tromba aveva messo in risalto l’orginaità dell’improvvisazione e il timbro unico che aveva il suono di Baker.
Il trombettista acquistò il favore della critica e fu definito uno dei maggiori esponenti del cool jazz; nel 1954 vinse il premio della rivista DownBeat, come miglior strumentista.
L’Italia e il cool jazz di chat Baker
Chet Baker visse in Italia dalla fine degli anni 50 fino al 1964. Soggiorna a Milano, dove si esibisce nell’allora prestigioso locale per il jazz internazionale Santa Tecla club, poi staziona a Firenze, a Lucca e si esibisce nelle zone limitrofe.
Si dice che a Lucca avesse alloggiato all’Hotel Universo, nella stanza numero 15 e che usasse esibirsi a fine giornata, nella sua stanza che dava sul piazzale, direttamente verso il Teatro del Giglio.
Quando Baker suonava le sue note malinconiche e romantiche, gruppi di ragazzi si riunivano sotto alla sua finestra per ascoltarlo.
Qualche anno prima Baker aveva suonato in Italia già molte volte. Nel 1956 si esibì all’Eliseo e poi tornò nella Capitale italiana nel 1988, per esibirsi al Music Inn di Pepito Pignatelli.
In Italia Baker avviò anche una breve carriera d’attore e partecipò alle colonne sonore di alcuni film, quali I soliti Ignoti, Urlatori alla sbarra e Smog. Collaborò al fianco di musicisti del calibro di Ennio Morricone e Piero Umiliani.
I problemi di Droga e la detenzione a Lucca
Negli anni ’60, la vita privata di Baker è stata segnata da problemi di droga. Nonostante questo continuò a registrare e ad esibirsi in tutto il mondo, diventando sempre più popolare in Europa.
Dal 1960 al 1961, Baker fu detenuto al carcere di San Giorgio a causa della droga. Fu in quegli anni che si creò un’aurea leggendaria attorno al suo nome. Dalla finestra del carcere per minuti al giorno, Baker ripeteva l’esperienza all’Hotel Universo: suonava la sua tromba con il suo suono intenso, gridando la sua malinconia. Raggruppava folle di persone intorno alle mura del carcere, incantate dalle sue note.
Il clarinettista Henghel Gualdi improvvisò un concerto di Natale con altri musicisti, sotto al carcere, per allietare Chet Baker, ma fu presto interrotto dalle guardie carcerarie.
La vita di Chet Baker fu sempre segnata dal consumo di droghe pesanti, in particolare l’eroina. Il principe del cool jazz aveva iniziato la sua dipendenza negli Usa ed era scappato in Europa, sperando da evadere dalle sue pene.
La droga e la depressione portarono Chet Baker a fare un salto dalla finestra della sua camera d’albergo ad Amsterdam all’età di 59 anni. Ancora oggi le circostanze che hanno condotto l’artista a compiere il gesto non sono chiare, tanto da dare addito a leggende e supposizioni infondate (come l’ipotesi che si trattasse di omicidio).
Il mito di Chet Baker però sta continuando a vivere nella sua musica e nella leggenda di quelle note malinconiche che si sprigionavano come un grido d’aiuto dalle finestre degli hotel in cui di volta in volta soggiornava, in cerca di libertà.
The prince of the cool jazz: il suono di Chet Baker
Lo stile di Chet Baker era caratterizzato da un suono morbido e malinconico e da una non comune capacità di improvvisazione.
Per comprendere meglio in cosa consisteva il modo di suonare di Baker bisogna tornare al suo periodo come trombettista nella band di Mulligan. I duetti fra il sax baritono di quest’ultimo e la tromba di Baker si basavano sul contrappunto; dando vita a veri e propri dialoghi fra gli strumenti, così da dare maggiore risalto all’espressione del suono.
In My Funny Valentine, contenuta nel primo LP della Gerry Mulligan Quartet e considerata il suo lavoro più importante si nota un profondo senso di abbandono anche nell’uso della voce. Caratteristica che determina il pezzo, rivoluzionario anche per il testo che elogia i difetti della persona amata.
Siamo arrivati alla fine! Ti ha incuriosito la storia di uno dei trombettisti jazz più importanti al mondo? Allora continua a seguire il nostro blog di Stile Millelire, perché abbiamo in serbo per te ancora moltissime sorprese!
Ti aspettiamo alla prossima curiosità sul mondo del jazz e dello swing!