Noi di Stile Millelire amiamo i balli jazz, la musica swing ed il Lindy Hop degli anni ‘40. Ma quando ci dobbiamo scatenare per davvero, è al decennio successivo che rivolgiamo il nostro cuore; da sempre infatti abbiamo un debole per la musica degli anni ‘50 e per la cultura rock and roll: le emozioni che questo periodo scatena in noi sono indescrivibili, e i maggiori rappresentanti del genere sono per noi dei veri e propri idoli. In questo articolo però vorremmo raccontarvi una storia diversa da quelle che vi abbiamo narrato finora… non tanto per la caratura artistica del suo protagonista, quanto per il segno indelebile che ha lasciato nella storia la sua tragica e prematura scomparsa: stiamo parlando di Buddy Holly, il primo vero fenomeno della musica rock and roll.
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I primi passi di Buddy Holly nel mondo della musica e la scoperta del rock
Charles Hardin Holley lasce a Lubbock, in Texas, il 7 settembre del 1936; il più piccolo di quattro fratelli, “Buddy” (come fin da piccolo veniva soprannominato) cresce in una famiglia nella quale la passione per la musica era già viva e presente: quasi tutti i suoi membri erano infatti in grado di suonare uno strumento musicale ed alcuni si esibivano all’occorrenza in qualche piccolo spettacolo locale; la svolta avvenne quando i suoi fratelli vennero chiamati alle armi: al rientro dal conflitto portarono con sé delle splendide chitarra, alla cui vista il giovane Buddy rimase istantaneamente affascinato. L’anno successivo, a 11 anni, il nostro iniziò a prendere delle lezioni di piano; ma lo strumento in questione non lo convinceva del tutto, né lo sentiva suo. Proprio per questo smise dopo solo nove mesi, tornando al suo amore precedente e desiderando fortemente solo una cosa: avere una chitarra come i suoi fratelli più grandi, ma tutta per sé!
Non ci volle molto per convincere i genitori a comprargliene una usata, con la quale Holley fu in grado di muovere i primi passi nel mondo della musica; la necessaria infarinatura alla sei corde, poi, la ricevette direttamente da suo fratello Travis. Le canzoni sulle quali inizialmente si dilettava a strimpellare erano le stesse dei suoi artisti preferiti: Hank Williams su tutti, ma anche Jimmie Rodgers, Hank Snow ed altri grandi interpreti della musica country. A scuola conobbe poi l’amico Bob Montgomery, come lui appassionato di programmi radiofonici a tema country e rock and roll; la coppia iniziò a suonare assieme e nei primi anni ‘50 raggiunse addirittura gli schermi televisivi locali. È questo il periodo nel quale Holley, grazie alle trasmissioni radio notturne, si appassiona al suono del rhythm and blues e decide di farlo suo.
Buddy Holly diventa un fenomeno mondiale: il grande successo
Le collaborazioni di “Buddy” Holley con i migliori musicisti della sua zona continuano nel corso di tutta la prima metà del decennio. Grazie alla sua attività, all’incredibile talento e al suo innato carisma – il suo look da bravo ragazzo e quegli occhiali dalla montatura nera sono tutt’oggi il suo marchio di fabbrica – riuscì ad ottenere un contratto con la Decca Records, per la quale nel 1956 iniziò ad incidere le registrazioni del suo primo album ufficiale; e fu proprio questa casa discografica che, per un semplice errore di trascrizione, trasformò il cognome dell’artista eliminandone quella “e” in eccesso: nacque così ufficialmente il nome d’arte di Buddy Holly. I risultati però non furono quelli sperati né per il musicista, né per l’etichetta; grazie al lungimirante produttore Norman Petty, però, l’avventura del nostro nel mondo della musica potè continuare sotto l’egida della Coral Records.
Buddy Holly e la sua band, i The Crickets, arrivarono presto in cima alle classifiche: il nome del primo grande successo è That’ll be the Day, uscita nel 1957. La fama di Buddy procedette in solitaria a partire dal brano successivo, Peggy Sue. In quel momento, l’artista poteva contare su due vere e proprie carriere parallele: quella da solista e quella assieme alla band. A tal proposito va segnalato che è proprio grazie a Buddy Holly che si deve la formazione tipo di una rock band, composta da due chitarre, un basso e la batteria. Dopo solo un paio d’anni Buddy Holly era diventato una vera icona, un idolo per i giovani nonché uno dei musicisti più influenti del suo tempo: un periodo d’oro destinato a concludersi tragicamente di lì a poco.
3 febbraio 1959, “il giorno in cui morì la musica”: la prima tragedia del rock
Nell’estate del 1958 Buddy Holly si sposa con Elena Santiago, una ragazza conosciuta solo pochi mesi prima e della quale si era perdutamente innamorato. Dopo il viaggio di nozze, i due si trasferirono a New York e si stabilirono a Greenwich Village; qui il musicista iniziò a frequentare i locali più noti, come il Blue Note o il Village Gates, con l’intenzione di crescere da un punto di vista artistico. Un percorso che avrebbe senz’altro portato a grandi cose, se il destino non si fosse messo di mezzo; era il 3 febbraio del 1959 quando l’aereo privato nel quale Buddy Holly viaggiava assieme ai suoi amici musicisti Richie Valens e The Big Bopper.
I tre si erano appena esibiti in una cittadina dell’Iowa e sarebbero dovuti arrivare nel Minnesota per la data successiva del loro Winter Dance Party tour; il piccolo aereo monomotore che li avrebbe ospitati era la soluzione perfetta per evitare gli oltre 500 km di tragitto con il solito bus. Una scelta che si rivelò purtroppo fatale per il gruppo di artisti: quella che in molti definiscono “la più grande tragedia del rock and roll” non lasciò purtroppo alcun superstite, consegnando definitivamente Buddy Holly alla storia e alla leggenda. Aveva solo 22 anni, ma il segno che ha lasciato la sua breve carriera è tutt’oggi pesantissimo; oltre ad aver ridefinito i canoni del suo genere musicale, era riuscito ad aprire i concerti per Elvis Presley e a sdoganare le chitarre Fender Stratocaster, riuscendo nel contempo – grazie alla sua voce unica e ai suoi falsetti – a creare qualcosa che nessuno aveva mai sentito prima; la sua musica, fortunatamente, è ancora più viva che mai!