Si tende spesso a sottovalutare l’importanza della musica e delle figure che l’hanno resa una delle forme d’arte più amate dall’uomo fin dalla notte dei tempi. Tuttavia, anche nel campo musicale esistono dei nomi che fanno indiscutibilmente parte della storia, non solo per il loro successo e i milioni di dischi venduti ma anche per l’enorme impatto culturale che hanno avuto su un generazioni e generazioni di individui.
Uno di questi nomi è senza dubbio quello di Elvis Presley: più che un musicista o un artista, una vera e propria leggenda che tutt’oggi, a oltre quarant’anni dalla morte, sembra più viva che mai… tanto che in molti lo ritengono addirittura ancora vivo. E sicuramente lo è, nel cuore di molti! Ma chi era Elvis? Tutti conoscono le sue canzoni. In questo articolo, però, cercheremo di raccontarvi la sua storia da un punto di vista più umano: buona lettura!
La gioventù di Elvis: dov’è nato, come è cresciuto
Anche le più grandi leggende hanno avuto dei momenti difficili, durante i quali sarebbe stato difficile credere a come una vita possa cambiare grazie al proprio talento e al conseguente successo. Non ha fatto eccezione neanche Elvis Aaron Presley, nato l’8 gennaio del 1935 in una modesta casetta di Tupelo, nel Mississippi: Gladys, la madre, era in attesa di due gemelli e la sorpresa fu terribile per lei e suo marito Vernon quando si accorsero che il primo dei due, Jessie, era venuto alla luce senza vita.
Fortunatamente per la giovane coppia, il secondo gemello Elvis era più vivo che mai e rimase il loro unico figlio. Non potevano certo immaginare che da una simile tragedia potesse nascere una delle figure più importanti per la cultura del ventesimo secolo! Il piccolo Elvis divenne così il fulcro della vita dei suoi genitori. Nonostante le difficoltà e una vita di lavoro e fatiche, la famiglia Presley era molto unita e le domeniche in chiesa segnano il primo contatto di Elvis con il mondo del canto e della musica.
Nel 1946 sua madre gli regala la prima chitarra, presa per pochi dollari in un negozietto di Tupelo. Due anni dopo, la famiglia si trasferisce in un quartiere povero a nord di Memphis, nel Tennessee. Elvis è solo un adolescente, ma oltre a studiare si impegna a lavorare come operaio per aiutare i suoi a pagare l’affitto; solo nel 1953, a 18 anni, riesce ad incidere la sua prima registrazione, effettuata con il denaro che la madre gli ha regalato per il compleanno. C’era qualcosa di magico nell’aria e si sentiva che in Elvis c’era qualcosa di più…
I primi passi di Elvis nel mondo del rock and roll
Le qualità di Elvis, nonostante le sporadiche esibizioni, non sfuggono all’occhio del manager Sam Phillips. Ma si tratta di un talento ancora acerbo: per questo Phillips chiede al giovane di unirsi ad altri due musicisti locali e di formare una band. In questo periodo la popolarità di Elvis comincia a crescere: la radio si accorge di lui e le grandi etichette non tardano a farsi sentire per cercare di strappargli un contratto. Nel 1955 arriva la grande svolta: a soli 20 anni, Elvis Presley diventa ufficialmente un musicista professionista, firmando per la RCA.
Il successo era già incredibile, ma all’inizio del 1956 decolla a livelli siderali grazie all’uscita del vinile contenente Heartbreak Hotel e I Was the One: con 300.000 copie vendute nel giro di tre settimane, il singolo raggiunge i primi posti delle classifiche americane e sembrava decisamente destinato a rimanervi in cima per parecchio tempo. La riprova arriva dopo qualche giorno, quando il disco sfonda il tetto del milione di copie: Elvis era diventato ufficialmente uno dei grandi protagonisti della scena musicale americana.
Il grande successo: Elvis diventa il Re del rock
Dopo un simile exploit, era giunto il momento della conferma definitiva… la RCA non si fa certo attendere ed Elvis Presley ha un buon repertorio in serbo. Così, il 23 marzo del 1956, esce il primo, omonimo e indimenticabile album del Re del rock: 28 minuti di musica per 12 pezzi, ognuno dei quali costituisce un piccolo mattone nella storia del rock and roll. Un vero e proprio big band che dà vita nel giro di pochissimi giorni ad una sorta di Elvis-mania collettiva, che porta il disco a raggiungere ancora una volta il milione di copie.
Il 1956 è un anno incredibile per Elvis: dopo l’uscita del suo primo disco, vola a Hollywood per firmare un contratto con la Paramount che gli garantirà un ruolo da protagonista in ben sei lungometraggi, e di seguito appare in televisione al Milton Berle Show sulla NBC. Le folle ai suoi concerti continuavano a farsi sempre più numerose: i ragazzi di tutto il mondo impazzivano per quelle canzoni, quel particolare modo di muoversi e per il look unico di Elvis. Ovunque si presentasse, il Re creava un vero pandemonio!
In agosto iniziano le riprese del suo primo film, Love Me Tender, intitolato proprio come una delle canzoni più note di Elvis. Il successo è assicurato. Solo un mese dopo, il Re viene ospitato nuovamente in televisione, questa volta nell’ambito dell’Ed Sullivan Show: diventa immediatamente il programma televisivo più visto della storia degli Stati Uniti, con un’audience stimata dell’80%. Poco dopo a Tupelo, suo paese natale, viene istituito l’Elvis Presley Day: una vera e propria festa che lo incorona nel posto che lo ha visto crescere.
Elvis Presley diventa una leggenda vivente: l’era del merchandise
Tra il finire del 1956 e l’inizio dell’anno successivo, Elvis Presley ha appena 21 anni ma è già sul tetto del mondo: la sua immagine diventa un’icona al pari delle sue canzoni più celebri, ed il suo volto (assieme alle sue movenze, al suo vestiario e alla sua inconfondibile pettinatura alla pompadour) si trasforma nel più grande fenomeno di marketing della storia della cultura popolare. Cappellini, magliette, scarpe, cinture e portafogli, borse e quant’altro: qualsiasi oggetto porti il volto di Elvis va letteralmente a ruba, con una domanda sempre crescente.
Sull’edizione del Wall Street Journal del 31 dicembre del 1956 vengono pubblicate le cifre dei ricavi del merchandise marchiato Elvis, e sono numeri che fanno girare la testa: ben 22 milioni di dollari in meno di un anno. La sua miscela esplosiva di blues e rock and roll, unita ad un’immagine unica ed iconica, lo hanno reso nel giro di pochissimo tempo il più grande simbolo della cultura giovanile americana. Il Re festeggia acquistando Graceland per sé stesso e per la sua famiglia: una villa nei sobborghi di Memphis dal valore di 100.000 dollari.
Il servizio militare e il ritorno sulle scene nel 1960
Nel 1958, Elvis Presley è costretto a dedicarsi allo svolgimento del servizio militare. In questo periodo per ovvie ragioni rimarrà lontano dagli studi di registrazione, pur continuando a creare la sua musica. Il musicista ne approfitta per viaggiare in Europa e visitare Parigi e Monaco nei giorni di congedo; durante una festa in Germania conosce la giovane Priscilla, sua futura moglie. La carriera militare di Elvis si conclude ufficialmente il 5 marzo del 1960, dopo quasi due anni di assenza dal mondo della musica.
Nonostante la preoccupazione iniziale, la sua fama non si era affievolita: il suo primo album dopo il rientro sulle scene, Elvis is Back!, finisce dritto al secondo posto delle classifiche americane; il singolo Stuck on You, invece, nel giro di poche settimane vi arriva direttamente in cima. È solo la conferma del talento dell’artista, che da qui in avanti vivrà costantemente sulla cresta dell’onda, macinando un successo discografico dopo l’altro e comparendo in diversi film e programmi televisivi.
Il primo maggio del 1967 segna la data del suo matrimonio con Priscilla, la sua promessa sposa fin dai tempi del servizio militare. Insieme acquistano una casa a Beverly Hills. Nel febbraio del 1968 nasce la loro prima figlia, Lisa Marie Presley; la carriera di Elvis prosegue senza sosta, culminando in una serie di 57 concerti presso l’International Hotel di Las Vegas. Queste esibizioni sono tutt’oggi ricordate come alcune delle migliori del Re del Rock and Roll. Tutto lasciava intendere che anche gli anni ‘70 lo avrebbero visto assoluto protagonista.
Gli anni ‘70 di Elvis: l’inizio del declino
Purtroppo, però, spesso la fama ed il successo portano con loro anche una serie di apparentemente inevitabili ostacoli. Nel 1972, dopo soli cinque anni, il matrimonio tra Elvis e Priscilla giunge al termine. Come se non bastasse, il Re del Rock inizia a soffrire di problemi alla vista, scoprendo dopo una serie di esami di essere affetto da una rara forma di glaucoma: un malanno che condizionò la sua vita artistica e che lo portò a soffrire sempre di più la luce dei riflettori (i quali contribuirono, nel corso degli anni, a peggiorare la malattia).
Per reggere la sua sfrenata attività concertistica, Elvis inizia così ad assumere farmaci stimolanti con una frequenza sempre maggiore. Nel giro di pochissimo tempo finì per diventarne dipendente, aggravando ulteriormente un fisico provato anche da un’alimentazione e da uno stile di vita del tutto inadeguato: una situazione peggiorata dai tranquillanti che utilizzava per riuscire a prendere sonno. Davvero un mix pericolosissimo che si rifletteva sulla forma fisica di Elvis, il quale ingrassava a vista d’occhio.
Gli ultimi anni di Elvis Presley
Nell’ottobre del 1973 il divorzio con Priscilla venne sancito ufficialmente; il rapporto fra i due non degenerò mai completamente, ma le conseguenze della separazione furono la proverbiale goccia che fece traboccare il vaso. Elvis Presley iniziò a soffrire di un pesante stato depressivo, di certo non alleggerito dalle pesanti dosi di farmaci che continuava ad assumere: i ricoveri ospedalieri diventavano una costante per il Re del rock and roll, il cui equilibrio psicologico era ormai sull’orlo di collassare definitivamente.
Elvis continuò a comporre e ad esibirsi senza sosta. Anche se i suoi album continuavano a riscuotere un buon successo, la sua attività live era costantemente minata da una forma fisica disastrosa, che lo costringeva a concludere anzitempo i concerti; ciò portò a tensioni con i membri del suo staff, dovuti anche all’irritabilità dello stesso Elvis. Nel 1976, oltre all’ipertensione, alla cardiomegalia e al glaucoma, insorse anche una grave forma di obesità che ne caratterizzò in maniera indelebile gli ultimi giorni di vita.
Il 15 agosto del 1977, dopo l’ennesimo concerto, Elvis rientra a Memphis per riprendersi e pianificare il tour successivo. Era da poco passata la mezzanotte, ma nonostante i tranquillanti trascorse la nottata al pianoforte, cantando e suonando alcuni brani gospel e country. Il giorno successivo, alle 13.30, viene trovato in bagno senza vita dalla sua nuova compagna, Ginger Alden: i soccorsi furono inutili, un arresto cardiaco si era portato via per sempre la più grande stella della storia del rock.
Quali sono le migliori canzoni di Elvis Presley
Nonostante la sua prematura scomparsa, avvenuta a soli 42 anni, Elvis ci ha regalato alcune delle più grandi canzoni rock di sempre. Alcune di essere sono entrate di diritto nella storia della musica nonché nell’immaginario collettivo, grazie anche ai numerosi film, ai concerti e alle trasmissioni televisive che hanno visto Elvis protagonista. Ma quali sono i suoi pezzi migliori? Dirlo con obiettività è impossibile… noi, però, sceglieremmo questi cinque:
Suspicious mind
Elvis e Priscilla si erano sposati da due anni quando il Re compose questa canzone. Il “sospetto” di cui parla è un chiaro segnale che le cose, nella coppia, avessero già iniziato a scricchiolare. Uno dei momenti immancabili di ogni suo concerto.
If I can dream
A due mesi dall’assassinio di Martin Luther King, Elvis entrava in studio per incidere questo suo personale tributo all’eroe dei diritti civili degli afroamericani. Una delle migliori performance vocali del Re nonché uno dei suoi pezzi più sentiti e sinceri.
In the ghetto
Sul finire degli anni ‘60, con il fenomeno Beatles in piena esplosione, i giovani consideravano ormai Elvis come una sorta di reliquia. Ma il Re riuscì comunque a tirare fuori dal cilindro un pezzo del genere, pieno d’energia e di grande sensibilità sociale.
Jailhouse Rock
Scritta da Jerry Leiber e Mike Stoller in occasione dell’uscita dell’omonimo film del 1957, questo pezzo è stato protagonista di uno dei video rock più memorabili di sempre; l’ambiguità del suo testo, inoltre, ancora oggi fa discutere milioni di fan in tutto il mondo…
Can’t help falling in love
Il pezzo che chiudeva, puntualmente, tutte le esibizioni dal vivo di Elvis. Un pezzo sognante e malinconico, scritto nel 1961 per il film Blue Hawaii. Un vero e proprio inno all’amore più puro, ripreso poi negli anni da decine di artisti, tra i quali Bob Dylan e gli U2.