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Chi era Gladys Bentley, l’icona LGBT, cantante blues e performer

Non ci stancheremo mai di esaltare, tra le pagine del nostro magazine, le incredibili storie dei personaggi che hanno contribuito a rendere la musica jazz, swing e blues la nostra più grande passione. Donne e uomini di etnia prevalentemente afroamericana che hanno dovuto lottare non solo per i propri diritti ma anche per far conoscere al mondo la loro arte… e che fortunatamente ci sono riusciti.

Vita, storia e biografia di Gladys Bentley

Una delle figure che più ci affascinano da sempre è senza dubbio quella di Gladys Bentley: un’artista, cantante, pianista e performer di quasi un secolo in anticipo sui tempi, purtroppo da molti oggi dimenticata o non adeguatamente considerata. Noi di Stile Millelire, però, non dimentichiamo: anzi, in questo articolo vi racconteremo la sua vita e la sua opera, cercando di farvene innamorare con la nostra stessa passione!

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L’adolescenza difficile e il trasferimento a New York 

Gladys Bentley nasce nel 1907 a Philadelphia dalla relazione fra una donna originaria di Trinidad e un americano. Era la più vecchia di quattro fratelli nonché la meno amata, stando alle sue stesse parole: pare infatti che la madre desiderasse fortemente un maschietto e rimase molto delusa dalla nascita di una bambina. La sua infanzia, è facile immaginarlo, non fu proprio delle più felici e la situazione non migliorò a scuola, quando si accorse di provare dei sentimenti nei confronti di una delle sue insegnanti.

Purtroppo, i primi anni del Novecento non si ricordano per una certa apertura mentale nei confronti di certi temi; per questo la piccola Gladys veniva mandata a casa a cambiarsi ogni volta che si presentava alle lezioni vestita da maschio ed il suo atteggiamento poco femminile veniva percepito come una devianza da correggere anche dai suoi stessi genitori. Questo non fece altro che peggiorare la qualità della sua vita. Gladys cercò così rifugio nella musica e a soli sedici anni era già diventata un’ottima pianista dalle invidiabili doti vocali.

Nel pieno dell’adolescenza Gladys Bentley decide di cercare fortuna in una città in grado di offrire qualche opportunità in più al suo innegabile talento. Si trasferisce così a New York e nel giro di pochissimo tempo riesce già a farsi notare: un agente di Broadway le offre 400 dollari per registrare alcune canzoni… ma per lei la musica va suonata davanti a un pubblico, ed è per questo che viene assunta al Mad House di Harlem; il locale cercava un pianista maschio, ma l’abilità di Gladys aveva pochi pari e non fu difficile convincere il proprietario!

Gli anni ‘20 a Harlem e il grande successo

Grazie alle sue capacità al piano e alla sua incontenibile personalità, Gladys Bentley si sentiva finalmente libera di essere sé stessa: durante questo periodo, Harlem era un quartiere ricco di vita e di arte; uomini e donne di ogni colore ed orientamento sessuale convergevano nei locali della zona, dando vita a una vera e propria sottocultura letteraria e musicale. Non esisteva un posto migliore al mondo, in quegli anni, per una persona come lei e per le sue prorompenti performance come musicista ed entertainer.

Sì, perchè se mentre si esibiva da cantante blues poteva esprimersi seguendo tutti gli stereotipi femminili del caso, quando invece si dedicava ai numeri da night club poteva sfoggiare (e sfogare) il suo lato più mascolino. Se ciò veniva accettato nella Harlem di quegli anni, per gran parte della società questo tipo di esibizione era ancora tabù: vestirsi da uomo, flirtare con le altre donne e cantare dei pezzi con dei testi oltremodo espliciti veniva considerato scandaloso. Figuriamoci poi il dichiarare apertamente di aver sposato una donna!

Questo genere di esibizioni rese così Gladys Bentley la prima vera drag king: il suo successo fu incredibile e per diversi anni i locali in cui suonava e cantava si riempivano regolarmente. Il pubblico era a dir poco eterogeneo e vedeva comparire, di tanto in tanto, anche qualche celebrità dell’epoca. Canzone dopo canzone, la sua voce potente e baritonale accompagnata da un carisma incredibile l’avevano resa una vera stella del firmamento della musica afroamericana, con le case discografiche la corteggiavano senza tregua.

Gli anni in California, il pentimento e la conversione

Nel corso degli anni ‘20, Gladys Bentley si esibì in tutti i locali più importanti di Harlem e di New York: dopo il Mad House calcò i palcoscenici del Lafayette Theatre, del Cotton Club e della Clam House, senza mai smettere di provocare ma sempre con lo stesso successo di pubblico. All’apice della sua popolarità si trasferì da Harlem a Park Avenue, lussuoso quartiere di Manhattan, nel quale conobbe per la prima volta uno stile di vita che mai avrebbe pensato di potersi permettere in precedenza.

La grande crisi del 1929 fu un duro colpo per tutti e il quartiere di Harlem ne soffrì in particolar modo, costringendo molti club a chiudere e lasciando molti artisti in seria difficoltà economica. Tuttavia la Bentley rimase popolare anche nel corso dei primi anni ‘30, nel corso dei quali si esibiva all’Ubangi Club. Solo nel 1937 decise di dare una svolta alla sua carriera trasferendosi in California, sulla sponda opposta degli Stati Uniti, dove continuò a esibirsi con il medesimo successo.

La carriera di Gladys Bentley si interruppe bruscamente negli anni ‘50: negli anni del maccartismo il suo atteggiamento e il suo vestire da maschio non erano più solo mal visti ma addirittura osteggiati. Un periodo difficile, che la vide – almeno pubblicamente – pentita delle sue azioni delle sue scelte, recuperare la femminilità e diventare una fervente cattolica, fino alla sua morte nel 1960. Rimane tuttavia una figura fondamentale per la cultura afroamericana, un’icona per i diritti LGBT ma soprattutto una delle più grandi artiste blues dei suoi tempi.