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Chi erano le Flapper, movimento simbolo per l’emancipazione femminile

Grazie ai movimenti emancipazionisti nati nel corso dell’Ottocento le donne ebbero modo di lottare per ottenere la parità dei diritti e la libertà: proprio per questo, nel corso del secolo successivo, il mondo femminile cambiò radicalmente. Abbiamo già avuto modo di parlare di quanto successe nel dopoguerra e del fenomeno delle pin-up, ad esempio, così come di personaggi fondamentali come Gladys Bentley.

Ma prima ancora, negli anni ‘20 dominati dalla musica jazz e dai balli come il Charleston (in questo articolo ne abbiamo raccontato storia e genesi), un altro inarrestabile fenomeno di costume prese piede nel mondo anglosassone. Delle donne che non avevano paura di dimostrarsi libere dal punto di vista della loro sessualità, di consumare alcol proprio come gli uomini e di opporsi alla morale dominante. Ci riferiamo alle Flapper: se volete saperne di più, non vi resta che continuare a leggere!

Come nascono le Flapper e cosa significa questo termine

Spesso sono proprio gli eventi più tragici ad accendere la miccia dei più importanti cambiamenti. Nel caso in oggetto, l’evento scatenante si può identificare senza grandi dubbi nello scoppio della Prima Guerra Mondiale e nella conseguente epidemia di influenza spagnola: due momenti storici davvero difficili che provocarono la morte di milioni di giovani e che lasciarono ai sopravvissuti una grande voglia di aggrapparsi alla vita. La paura che tutto potesse finire in un lampo spinse un’intera generazione a vivere al massimo.

Fu così che negli anni ‘20 si sviluppò molto velocemente questo fenomeno di costume, il quale prese rapidamente piede fra le ragazze e le giovani donne dell’epoca: prediligevano delle gonne corte, ascoltavano musica ritenuta “proibita” come il jazz e si comportavano esattamente come – secondo la morale comune – una donna mai si sarebbe dovuta comportare… erano le Flapper, sfacciate e con un comportamento sempre al limite: oltre a bere, fumare e fregarsene delle regole imposte dalla società, molte di esse guidavano addirittura delle automobili!

Cose ritenute normalissime ai nostri giorni, ma letteralmente impensabili a quei tempi; non a caso le donne avevano conquistato il diritto di voto solo nel 1920. Ma cosa significa il termine Flapper e da cosa deriva? La risposta è in realtà piuttosto semplice e banale: in slang questa parola identifica le ragazze in età adolescenziale e letteralmente descrive un uccellino che sta sbattendo le ali (to flap, per l’appunto) per imparare a volare. Un modo di dire strettamente britannico che però venne adottato anche negli Stati Uniti proprio in quegli anni.

Le principali caratteristiche di una Flapper negli anni ‘20

Riconoscere una Flapper nei primi anni del Novecento era decisamente facile non solo per i comportamenti che abbiamo descritto, ma anche per il look aggressivo che avevano scelto di adottare. Nel corso di pochissimo tempo, infatti, l’aspetto delle ragazze che sentivano di far parte di questo movimento spontaneo iniziò ad uniformarsi e ad assumere dei tratti ben distinti. Uno dei più familiari è senz’altro l’acconciatura, caratterizzata da un taglio molto corto e a caschetto: decisamente una novità negli anni in cui la convenzione per la donna era il capello lungo!

Anche gli abiti avevano lo scopo di rendere subito riconoscibile una Flapper degli anni ‘20: tessuti leggeri, morbidi e vestiti senza maniche, con gonne molto corte che lasciavano ben poco all’immaginazione agli uomini dell’epoca. Lunghe collane di perle, cappellini a campana e scarpe con i tacchi erano solo alcuni dei dettagli che amavano sfoggiare, così come l’abitudine di truccarsi molto pesantemente il contorno degli occhi: quello che oggi definiremmo smokey eye, per intenderci, fu sdoganato proprio in quegli anni dalle Flapper.

Un’altra delle caratteristiche più distintive di questo fenomeno di costume si trova nelle abitudini sulle piste da ballo. In un’era nella quale la donna era vista come una partner nei balli sociali, la Flapper amava esibirsi da sola nel Charleston: una disciplina che per la prima volta non necessitava di un compagno e che aveva preso piede negli anni ‘20 proprio per questa ragione. I locali si riempirono così di ragazze dagli abiti corti, ricchi di frange e perline, che si scatenavano sulle note della musica jazz.

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Le Flapper e la loro diffusione nella cultura popolare

Come ogni movimento giovanile in grado di influenzare le masse, anche il fenomeno delle Flapper si ripercosse nella cultura popolare: il cinema, dunque, ma anche la letteratura e il design stavano imparando la lezione e la stavano rielaborando per poterla proporre al proprio pubblico. La vita e la cultura Flapper ispirarono così le illustrazioni di artisti come Russell Patterson e Faith Burrows, che contribuirono con le loro opere a diffondere ulteriormente questo fenomeno.

Nella grande metropoli di Chicago questa cultura divenne addirittura una rivista, The Flapper per l’appunto, che esordì – sebbene con piccole tirature – nel 1922: una pubblicazione fieramente indipendente che fin dalla copertina si dichiarava non adatta ai “vecchi bacucchi”! Tra le pagine di questo periodico si potevano trovare articoli su argomenti molto delicati, come il pregiudizio all’epoca imperante nei confronti delle donne: dapprima un caso isolato, riviste simili iniziarono poi ad apparire anche in Europa.

Le Flapper appaiono per la prima volta sul grande schermo molto presto, nel 1920, grazie al film Gli Zaffiri di Kim diretto da Alan Crosland: alcuni storici ritengono addirittura che sia stato proprio questo film a diffondere per primo il termine, anche se la pellicola non è proprio rimasta nella storia. Nel cuore e nei ricordi di tutti è invece rimasta Betty Boop, l’icona del cartoon in bianco e nero ideata dai f.lli Fleischer nel 1930: una Flapper perfetta e simbolica che conosciamo tutti ancora oggi!