Gli anni ‘50 sono conosciuti dai più per via dell’immaginario reso celebre da film come Grease o serie televisive come Happy Days. In realtà questo decennio è stato davvero unico non solo per la musica che ha generato, ma anche per il gran numero di mode che ha lanciato (e che spesso hanno finito per morire con l’arrivo degli anni ‘60). Quella di cui parleremo in questo articolo è una delle sottoculture più interessanti di quell’intramontabile periodo: uno stile controverso, che alcuni replicano ancora oggi.
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Com’è nato e da dove deriva lo stile dei Teddy Boy
Come avrete già capito, la figura di cui stiamo parlando è quella dei Teddy Boy: molti la conoscono solo di nome, scambiandola per una semplice inclinazione per un vestiario stravagante. In realtà, come accade in ogni cultura, anche dietro alle eccentriche abitudini dei Teddy Boy si nasconde un vero e proprio universo ricco di fascino e storia. Per raccontarvi tutto questo nel dettaglio, dobbiamo tornare parecchio indietro nel tempo: no, non negli anni ‘50, bensì ancora prima e per la precisione nei primi anni del Novecento.
All’epoca il Regno Unito era governato dal Re Edoardo VII ed è proprio per questo che il periodo in questione viene tutt’oggi ricordato con il nome di “età edoardiana”. Sono anni di relativa pace che hanno visto i ceti più bassi conquistare finalmente l’agognata dignità sociale; e grazie al ritrovato tempo libero, in molti si dedicavano alle attività sportive. Ciò ha portato ad uno sviluppo e a un’evoluzione inaspettata della moda: i busti, i corsetti e gli scomodi capi del secolo precedente lasciavano così spazio ad un abbigliamento decisamente più comodo.
Fatta questa premessa, compiamo un bel balzo in avanti fino al secondo dopoguerra: siamo nel 1948 e i sarti di Savile Row (celebre via di Londra, conosciuta per i suoi pregiati laboratori sartoriali) prende spunto proprio dagli abiti dell’età edoardiana per lanciare un look tutto nuovo, basato su abiti dall’aspetto dandy e aristocratico. La moda prende piede quasi subito, soprattutto tra le frange della popolazione più giovani e ribelle: nascono così i primi Teddy Boy (il nome deriva proprio dal diminutivo di Edward, ovvero Edoardo).
Come si veste un vero Teddy Boy? Guida allo stile perfetto
Data la natura di questo stile, adottata principalmente da una gioventù bruciata, si fece presto strada – soprattutto nella popolazione benpensante – l’idea che i Teddy Boy fossero poco più che dei teppisti. Il loro look era immediatamente riconoscibile: giacche di lana lunghe e dai colori accesi (generalmente rosso o blu), toppe e rivestimenti in velluto, gilet e camicie dal collo alto; quest’ultimo era chiamato, in gergo, “Mr. B” in onore del jazzista Billy Eckstine (che ne faceva sfoggio quando si esibiva).
Una delle cose più importanti, comunque, erano le tasche: dovevano essercene il più possibile, così da potervi nascondere non solo il pettine e l’accendino ma anche l’immancabile coltello! L’aspetto che ne derivava, alla fine, era forse più simile a quello dei protagonisti di un film western piuttosto che a un dandy di inizio Novecento: a completare l’outfit, dei pantaloni strettissimi e dai risvolti sulle caviglie, così da lasciare in bella vista gli appariscenti calzini. Ai piedi, invece, non potevano mancare delle scarpe Brothel Creeper.
L’aspetto più evidente dei Teddy Boy, però (ebbene sì, ancora più dei vestiti appena citati), era l’improbabile e stravagante acconciatura: i capelli dovevano essere lunghi ed essere arrotolati sulla parte superiore del capo, sporgendo sulla fronte come una specie di proboscide. Per sostenere questa bizzarra pettinatura, i ragazzi dell’epoca facevano un uso smodato di gel e brillantina; ad accompagnare la caratteristica “banana”, sui lati del viso era abitudine sfoggiare delle evidenti basette.
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L’eredità dei Teddy Boy ai giorni nostri: cosa è rimasto?
La cultura dei Teddy Boy fu uno dei primi fenomeni di massa della moderna Inghilterra, e molti teenager l’abbracciavano con convinzione; fin dai primi anni ‘50, la voglia di mettersi in mostra e di trasgredire ha portato i giovani a trasformare presto il movimento in una valvola di sfogo per la loro violenza repressa. Ciò a portato a degli eventi davvero tragici: la morte di un giovane Teddy Boy, accoltellato in un parco nel 1953, fu la scintilla che portò la stampa ad esplodere in un’ondata di indignazione e demonizzazione nei confronti di questa moda.
Iniziò così una specie di sgradevole gioco al rialzo, che vide i Teddy Boy compiere atti vandalici sempre più esasperati per attirare l’attenzione di una stampa che non ne vedeva l’ora: un’escalation che culminò dapprima con l’uscita del film Il Seme della Violenza (1956), incentrato sulla delinquenza giovanile, e con le rivolte di Notting Hill del 1958. In quest’ultimo caso, il movimento dei Teddy Boy si impegnò in prima persona nell’aggressione di alcuni immigrati: una pagina della storia davvero infausta che pose fine a questa moda.
Cosa resta dei Teddy Boy oggi, dunque? Ci sono stati nel corso degli anni diversi revival che hanno visto protagonista questa cultura, fortunatamente di stampo meno turbolento e sempre pacifico: ai giorni nostri, del movimento rimane soltanto il divertimento nell’adottare un look bizzarro e d’altri tempi, perfetto per gli eventi e i festival a tema anni ‘50. Per cui, se volete sfoggiare un travestimento originale e non portare il solito giubbotto di pelle alla Fonzie, recuperate un paio di vecchie Brothel Creeper e preparatevi a stupire tutti!