La musica jazz, lo swing e i balli che più amiamo – il Lindy Hop in prima battuta – nascono negli Stati Uniti nei primi anni del Novecento; sulle pagine del magazine di Stile Millelire abbiamo già avuto modo di parlare dell’origine di alcuni balli (come ad esempio il Charleston e il Foxtrot) e di alcuni stili musicali (il Blues e l’era delle Big Band): prima ancora di tutto questo, però, un altro genere molto importante per l’evoluzione di questo microcosmo ha vissuto il suo periodo d’oro. Stiamo parlando del Ragtime!
Le origini e le caratteristiche musicali del Ragtime
Nessuno dovrebbe stupirsi nel sapere che anche il Ragtime, così come il Jazz ed il Blues, vede le sue origini nell’estrema povertà della schiavitù e nella conseguente ricerca di uno strumento per fuggire da una realtà cupa, opprimente e discriminatoria. Non a caso siamo alla fine del XIX secolo nei quartieri poveri di New Orleans e di Saint Louis: qui le comunità nere avevano come unica forma di svago la musica e il ballo, pratiche che trovavano sfogo in locali spesso compromettenti; “musica da bordello”, dicevano alcuni…
Sì, perchè inizialmente il Ragtime – dal termine inglese rag, ovvero “stracciato”, a brandelli – proliferava soprattutto nei quartieri a luci rosse e veniva eseguito con strumenti musicali realizzati in casa, con mezzi di fortuna: un asse da stiro, qualche pentola e così via. Una pratica comune all’epoca tra le cosiddette jug band, gruppi musicali del sud degli Stati Uniti, generalmente poveri e poco istruiti ma dotati di grande inventiva e senso del ritmo: nessuno di loro avrebbe mai immaginato che questa musica sarebbe entrata nella storia.
Eppure andò proprio così: il ragging (il modo in cui danzavano i membri della comunità nera) si diffuse rapidamente, così come la musica sulla quale veniva ballata: il pianoforte prese il posto degli strumenti poveri e divenne la base della musica ragtime, che sempre più spesso veniva accompagnata da un’orchestra. Il suo ritmo binario – solitamente 2/4, ma altre volte anche in 2/2, 4/4 o 4/8 – scatenato e sincopato, ha avuto un ruolo fondamentale nella formazione del jazz; nel giro di pochi anni, il Ragtime divenne un vero e proprio standard.
L’ascesa e l’esplosione di popolarità del Ragtime
Questo genere musicale fu sdoganato ufficialmente nel 1895, quando comico e commediografo di colore Ernest Hogan iniziò ad esibirsi con il suo spettacolo All Coons Look Alike to Me: la canzone portante dello show aveva lo stesso ritmo di quelle canzoni che aveva ascoltato in qualche sperduto locale qualche anno prima; un disco che una volta inciso finì addirittura per vendere un milione di copie! Hogan è tutt’oggi riconosciuto come il primo musicista ad aver “scritto” la musica Ragtime, che fino ad allora era frutto della sola improvvisazione.
L’ironia di questo spettacolo, che si faceva burla degli stereotipi della comunità afroamericana, fu all’origine di pesanti accuse di razzismo: Ernest Hogan dovette convivere con queste ingiurie per gran parte dei suoi giorni, anche se in seguito ha sempre dichiarato il proprio orgoglio per l’essere riuscito a portare il Ragtime alle orecchie di tutti. Pochi anni dopo, in compenso, fu un altro compositore nero a dare ulteriore linfa a questo genere musicale: ci riferiamo a Scott Joplin, che con la sua Maple Leaf Rag raggiunse un incredibile successo.
Probabilmente fu proprio questa canzone, uscita ufficialmente nel 1899, a dimostrare la maturità del Ragtime, definendolo agli occhi degli storici come fonte d’ispirazione per molti artisti Jazz a venire. Nei primi anni del Novecento, infatti, non erano pochi i musicisti che spaziavano abilmente tra il Ragtime e delle primitive forme di Jazz e Blues; purtroppo, però, il pregiudizio nei confronti di questo mondo non era ancora stato sconfitto…
Gli artisti e le opere che hanno reso grande il Ragtime
Sì, perchè nonostante il successo iniziale il Ragtime veniva ancora considerato un genere musicale inferiore, scandaloso e associato all’erotismo dei locali a luci rosse in cui è nato. Nei primi anni del Novecento furono davvero pochi gli artisti che riuscirono a dare la giusta dignità a questi ritmi e Scott Joplin era senza dubbio uno dei capofila. Tra il 1910 e il 1920 il Ragtime era sbarcò finalmente nelle grandi scene di New York trovando ulteriore linfa in musicisti come J.P. Johnson, che riscoprì quel gusto per l’improvvisazione tipico del Jazz.
Tornando alle sue radici, i ritmi sincopati del Ragtime si trasformarono in una forma primordiale di Jazz che ne prese il posto nel giro di pochissimo tempo: musicisti come George Gershwin e Duke Ellington si formarono proprio a cavallo tra questi due generi, contribuendo a consolidare la forma definitiva del Jazz; ma non solo: all’inconfondibile stile del Ragtime finirono per ispirarsi anche grandi compositori europei come Debussy, Dvoràk e Stravinskij.
Molti anni più tardi, negli anni ‘70, il brano The Entertainer di Scott Joplin fu improvvisamente ripescato dal dimenticatoio e il Ragtime conobbe una bizzarra seconda vita: la canzone, infatti, fu riadattata da Marvin Hamlisch – assieme a diversi altri pezzi Ragtime, come Pineapple Rag e Solace – e inserita nella colonna sonora del film La Stangata, con Robert Redford. Forse un po’ anacronisticamente (il film è ambientato in piena swing era), ok, ma è stato il chiaro esempio di come questo genere avesse ancora – e ne ha tutt’oggi! – qualcosa da dire.