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Count Basie, storia e biografia del più grande pianista jazz e swing

Gli anni in cui il Lindy Hop è diventato un vero e proprio fenomeno culturale hanno coinciso con l’epoca d’oro delle big band del jazz e dello swing (se volete conoscere quali sono state le migliori, vi invitiamo a leggere il nostro articolo in merito). Ognuna di queste orchestre, composte da artisti di altissimo livello, avevano a capo alcune delle figure più importanti della storia della musica: Benny Goodman, Chick Webb e Glenn Miller sono solo alcuni nomi eccellenti, ma è difficile riuscire a citarne uno senza dimenticarne altri dieci altrettanto fondamentali per l’evoluzione della musica che più amiamo.

Il magazine di Stile Millelire, però, esiste proprio per far luce ed ordine in questo mondo così lontano e ricco di fascino; in questo articolo andremo a raccontarvi la storia e la vita di un altro gigante dello swing, l’immenso Count Basie! Posate un bel disco sul vostro piatto, appoggiate la puntina del giradischi tra i solchi e… buona lettura.

Nascita e formazione musicale di Count Basie

Era il 21 agosto del 1904 quando a Red Bank, nello stato del New Jersey, da una coppia di musicisti nasceva William Allen Basie. Con due genitori così, il piccolo William non poteva che avvicinarsi fin da subito alla musica; anche se la sua prima passione è stata la batteria, fu grazie alle lezioni di pianoforte di sua madre che riuscì a capire quale fosse davvero la sua strada. Nonostante fosse il migliore studente della sua scuola, William sognava fin da giovanissimo una vita fatta di viaggi e di avventure in giro per il mondo: qualcosa che solo la musica poteva dargli.

Quando terminò gli studi, infatti, trovò subito modo di entrare in quel mondo, che tanta magia sembrava sprigionare: dapprima partecipando occasionalmente ai cori degli spettacoli al Palace Theater (il teatro più importante di Red Bank) ed in seguito entrando in contatto con numerosi altri pianisti della zona. Iniziò così molto presto a suonare in luoghi pubblici, improvvisando musica durante le proiezioni dei film muti ed esibendosi nei circuiti vaudeville: nel corso di questi spettacoli teatrali, William Basie – ben prima di potersi fregiare del titolo di “Conte”! – accompagnava con le sue note alcuni dei più celebri attori, ballerini e cantanti blues del Nord America.

A 23 anni, nel corso della sua prima vera esperienza da turnista, accompagnò il gruppo per cui lavorava fino a Kansas City; qui ebbe modo di unirsi ai Blue Devils, una nota band che in futuro divenne la spina dorsale dell’Orchestra dello stesso Basie. Quando il gruppo si sciolse, i vari membri confluirono nella Kansas City Orchestra dove poterono accumulare ulteriore esperienza; in seguito William Basie iniziò a suonare con alcuni elementi dell’orchestra nei Barons of Rhythm, guadagnando sempre più credito: è proprio in questi anni che il nostro assunse ufficialmente il soprannome di “Count”, seguendo i passi del suo contemporaneo “Duke” Ellington!

Il successo del “Conte” e i numerosi cambi di formazione

La svolta per Count Basie avvenne proprio durante gli anni in Kansas; qui come pianista dei Barons of Rhythm riuscì ad esibirsi in pianta stabile al Reno Club, uno dei più importanti di Kansas City, arrivando fino alle trasmissioni sulle radio locali. Nel 1936 la band firmò un contratto con la casa discografica Decca Records, cambiando ufficialmente il nome in Count Basie Orchestra e diventando una delle più apprezzate big band della swing era: il gruppo di musicisti era così affiatato e compatto che il sound che riusciva a sprigionare aveva qualcosa di unico; le brevi frasi di sax ed ottoni facevano da perfetto contraltare ai guizzi pianistici del Conte, un’estasi musicale che divenne ancor più completa grazie all’ingresso di Billie Holiday.

L’indimenticabile voce della più grande interprete jazz di ogni tempo accompagnò l’orchestra soltanto per un anno; al suo posto, nel 1938, l’arrivo di Helen Humes riuscì in parte a colmare in parte la perdita, anche se la conflittualità e il carisma di Billie Holiday non avevano pari. Fu solo l’inizio di un continuo susseguirsi di avvicendamenti sia alla voce che nelle altre posizioni dell’Orchestra: se da un lato coloro che abbandonavano la band lasciavano il posto a musicisti non sempre all’altezza, dall’altro Count Basie riuscì – grazie a questo continuo ricambio generazionale – a costruirsi un organico davvero funzionale e perfettamente integrato al suo stile: la big band, quindi, nonostante avesse perso i suoi pezzi migliori (la già citata Billie Holiday ma anche il sassofonista Lester Young) continuava a riscuotere consensi.

L’apice del successo e il dopoguerra di Count Basie 

La Count Basie Orchestra era ormai una delle big band più quotate della swing era americana, e sul finire degli anni ‘30 era diventata celebre a livello mondiale con canzoni memorabili come One O’Clock Jump, Jumpin’ at the Woodside e Taxi War Dance. Nel 1939 fu il momento del passaggio di casa discografica: dalla Decca, Count Basie e i suoi musicisti passarono alla Columbia, trasferendosi contestualmente nella sponda ovest degli Stati Uniti; qui, nell’assolata California e tra i locali di Los Angeles, il Conte ebbe modo di esordire anche sui grandi schermi di Hollywood e di comparire in diversi film nelle vesti di musicista, tutti risalenti ai primi anni ‘40. 

Come accadde per molti altri gruppi, anche in questo caso fu la Seconda Guerra Mondiale a cambiare le carte in tavola: la chiamata alle armi sottrasse gran parte dei musicisti a Count Basie, che entro il 1950 dovette sciogliere l’orchestra. Si riformò, con dei membri nuovamente stabili e d’alto profilo, soltanto nel 1952… ma era già troppo tardi. Come lo stesso Basie ricorda, tra la seconda metà degli anni ‘50 e per tutto il decennio successivo, “improvvisamente ci ritrovammo a suonare in locali semideserti”: l’era delle big band era giunta alla sua naturale conclusione, cedendo il passo al free jazz e al rock and roll.

Ma questo non fermò il Conte, che negli anni a venire continuò comunque a suonare, componendo musiche per film o esibendosi sulle navi da crociera; anche in età avanzata non smise di dirigere la sua orchestra, anche quando si trovava costretto su una sedia a rotelle. E noi, dal canto nostro, non  smetteremo di ballare la sua musica!