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La cultura africana nei balli anni 40

Se c’è una cosa chiara a tutti, quando si parla di danze swing è il legame fra la cultura africana e i balli anni ’30/’40; ciò che non tutti sanno, però, è quali sono gli elementi caratterizzanti delle danze vernacolari africane e come si sono sviluppati negli anni fra il ‘700 e l’800, definendo i balli tipici dello swing: charleston, jazz, lindy hop, balboa e shag.

Innanzitutto le danze nere si basano su ritmi tribali, perciò una fra le prime caratteristiche è che si balla sul “beat”. Questo significa che ogni movimento deve associarsi alla pulsazione ritmica, perciò si balla sfruttando i tempi che noi definiamo regolari ma anche sui controtempi.

Proprio questa caratteristica ha definito la nascita della sincope nella musica nera americana: nel ragtime, ma anche negli spirituals e nei gospel, nel blues e nel jazz, da cui deriva lo swing.

Anche se il ritmo è l’elemento di distinzione più importante nelle danze vernacolari africane, ci sono altre caratteristiche fondamentali che hanno forgiato gli stili dei balli anni 40 e che ancora oggi si possono chiaramente distinguere.

Elementi della danza di cultura africana

1. Introiezione della musica

Una cosa molto importante nelle danze vernacolari di cultura africana è la capacità di introiettare la musica. Questo è un aspetto di grande connessione con le danze swing, poiché, non basta saper padroneggiare il ritmo per essere un bravo ballerino: si deve anche saper “fluire con la musica” adornando il ballo con i propri passi; si deve creare espressività, fluido vitale dei balli afro.

2. Controllo

In Steppin’on the blues, Jacqui Malone descrive l’importanza del controllo nei balli africani. Anche se, apparentemente, rispetto alle danze europee hanno i balli afro un’architettura meno rigida, i ballerini non si abbandonino mai a movimenti incontrollati. Anche i break musicali hanno una loro tecnica e l’idea base è di non lasciarsi sopraffare dalla danza.

3. Asimmetria

L’assimetria è forse l’aspetto più complesso della danza nera. Fondamentale per ciò che può essere definito come “musicalità”; l’assimetria nelle danze nere, infatti, non si riferisce solo ai movimenti del corpo ma tocca anche la relazione fra la danza e lo stesso ballerino. Questo può eseguire diverse figure e passi, fare cambi repentini dei movimenti, ma tutto rientra nell’ambito di questo stile di danza.

Nelle danze swing l’assimetria si traduce nelle posture lievemente sbilanciate e l’opposizione costante di braccia e gambe, questo è evidente in molte figure del lindy e in particolare nel charleston.

4. Angolarità

È un concetto utilizzato da alcuni studiosi per definire le transizioni tra le posture nelle danze africane. A differenza di quelle europee, nei balli africani ogni movimento viene accentuato; pertanto assume un aspetto geometrico. L’angolarità è un aspetto che non ha a che fare solo con la danza, ma si ritrova in tutta la cultura africana.

Proprio questo aspetto, insieme all’assimetria e il ritmo caratterizza tutti movimenti del solo jazz.

5. Improvvisazione

Sarebbe impossibile parlare di jazz e di swing senza pensare all’improvvisazione musicale. Tipica nella quasi totalità della musica nera, l’improvvisazione deriva proprio dalla padronanza del ritmo; per questo si trasmette nella musica afro-americana e nella danze, ed è per questo che esse sono così espressive.

Abbandonarsi al ritmo significa anche saper creare sul momento movimenti nuovi, senza mai perdere il controllo; si gioca con il ritmo, generando passi, movimenti e figure nuove. È proprio dall’improvvsazione che sono nati la maggior parte dei passi di solo jazz, che successivamente si sono infiltrati nel lindy e negli altri balli swing. Si dice per esempio che lo “shorty George“, tipico passo dello shim sham sia nato da un’improvvisazione dell’omonimo ballerino afro-americano: durante un ballo con l’altissimma big Bea: Shorty George Snowden che era molto piccolo di statura usò questo celebre passo per passare sotto le gambe della ballerina.

Balli anni ’40: tra cultura africana e danze europee

Se osserviamo attentamente i balli anni ’40 ci rendiamo subito conto della presenza degli elementi che determinano la danza e la cultura africana. Il bounce, per esempio, tipico dei balli swing è un elemento che determina il legame fra terra, danza e ritmo. Attraverso il “rimbalzo” si segue la pulsazione musicale, ma la postura è sempre mantenuta verso il basso, come a voler sottolineare un legame con la madre terra.

Questo deriva dalle danze vernacolari africane che evidenziano moltissimo questo legame, così come il legame con gli animali.

Le danze africane, infatti, rispetto, a quelle europee, trovano il centro del movimento nel bacino; nelle danze europee, invece, la postura deve essere dritta e tendente ad elevarsi.

La postura quindi è rivolta verso il basso, mantenendo le ginocchia piegate e favorendo la spigolosità dei movimenti.

Così era per tutte le danze afro, nate nelle piantagioni americane alla fine dell”800, come: il buzzard lope o il Turkey trot.

La verticalità nella danza swing

Solo dopo l’inizio della contaminazione fra gli stili europei e la musica nera s’iniziò ad alternare la postura piegata, alla verticalità tipica delle danze bianche. Il Cakewalk, ballo nato per scimmiottare i balli da sala europei, antenato del charleston e della black bottom, fu uno dei primi a portare la verticalità nelle figure.

Anche il “kick” con il lancio in aria delle gambe non apparteneva alla danza nera, ma è entrato a farne parte proprio grazie alle influenze bianche dei vodville.

In questo senso, nonostante le condizioni di segregazione imposte dal razzismo bianco, gli Stati Uniti rappresentarono il terreno fertile che ha aiutò a far nascere, emergere e proliferare i balli swing. Le contaminazioni fra cultura africana, danze europee e cultura americana hanno forgiato inequivocabilmente i balli del primo ventennio del ‘900, tramandandoli negli anni successivi.

Essi, poi, hanno dato vita al boogie, al jive e al rock’n roll, ma questa è un’altra storia.