Se ami lo swing e passi più della metà del tuo tempo libero nelle sale da ballo, è probabile che fra i mille artisti che ti capita di ascoltare ci sia anche Django Reinhardt. Certamente avrai sentito nominare almeno il suo nome fra le stelle del firmamento jazz; ebbene, è venuto il momento di raccontare anche la sua storia. Sei pronto per conoscere da vicino l’inventore del gipsy jazz?
Django Reinhardt: biografia e carriera
Django Reinhardt, secondo le ricostruzioni, nasce a Leberchies, in Belgio, il 23 gennaio del 1910. La sua famiglia di etnia sinti si trova in Belgio solo temporaneamente; per questo motivo non tutti sono concordi nell’attribuire a Reinhardt la cittadinanza belga.
Jean Reinhardt ( vero nome di Django), infatti, cresce a Parigi, città fondamentale per la sua formazione musicale. Negli anni venti Parigi è ancora fortemente intrisa delle avanguardie artistiche: arte e cultura s’intracciano nei suoi quartieri e nei tanti caffè letterari.
In quegli anni la musica che circola di più nelle balere parigine è la Valse Musette; il jazz dovrà aspettare ancora qualche anno prima di diffondersi fra i musicisti e i ballerini francesi.
L’incidente che forgiò la tecnica di Django Reinhardt
Quando Reinhardt raggiunge i 18 anni è già entrato nella scena parigina come banjoista affermato; proprio nel pieno della sua giovinezza e della sua carriera musicale subisce un drammatico incidente.
La sua carovana prende fuoco e l’artista resta gravemente ustionato alla gamba destra e alla mano sinistra.
Al giovane Reinhardt viene prospettato l’amputamento di mano e piede come unica via di salvezza. Egli si oppone fortemente all’operazione e la sua guarigione difficile gli apre anche una nuova strada che cambierà per sempre la sua carriera di banjoista.
Il musicista infatti non vuole rinunciare a suonare, ma non riuscendo più a suonare il banjo passa alla chitarra. Durante la lunga convalescenza passata a letto sviluppa una tecnica unica nell’approccio chitarristico: deve suonare con sole due dita, ossia l’anulare e il medio, dato che il mignolo e l’indice sono atrofizzati.
La tecnica vera e propria di Reinhardt consiste nell’integrare le parti ritmiche mancanti portando sopra le prime due corde della tastiera le due dita atrofizzate. Per imparare questa tecnica, il musicista impiegò molti anni.
La tecnica è totalmente rivoluzionaria e proprio da questa sua particolarità deriva il timbro ritmico del jazz manouche o gipsy jazz. Si tratta della pompe, che consiste nel determinare il ritmo del brano, al posto della batteria, totalmente assente nelle formazioni manouche.
I pratica la pompe è una tecnica che fornisce un ritmo cadenzato e oscillante, subito riconoscibile nel suono gipsy.
La prima band manouche della storia del jazz
Nel frattempo il jazz ha iniziato a diffondersi nei club e nelle balere parigini; è così che Reinhardt inizia ad appassionarsi ai grandi musicisti jazz e inizia a padroneggiare il genere con un approccio nuovo, grazie alla sua tecnica unica.
Imbraccia la sua chitarra e con il fratello Joseph inizia a proporre uno stile innovativo che riprende le sonorità dello swing anni 30, vagheggiando le sonorità della Valse Musette francese. Lo stile unico di Django Reinhardt era contaminato, inoltre, dalla musica gitana e da una vasta cultura di musica classica, anche se, alcune fonti hanno testimoniato che il musicista non conosceva la partitura musicale e non era in grado di scriverla.
A metà degli anni 30 conosce il violinista italo-francese Stéphane Grappelli; insieme formano un quintetto di soli strumenti a corda di nome Le Quintette du hot Club de France, la prima band di gipsy jazz. Così iniziò l’ascasa di Reinhardt che divenne il primo musicista gitano ad essere acclamato dai jazzisti di fama internazionale come uno dei migliori musicisti al mondo.
Django Reinhardt e la scena bebop
Durante gli anni del secondo conflitto mondiale il chitarrista gitano e il violinista italo-francese si separarono, ma ebbero occasione di ricostituire la band nel dopo guerra. I gusti parigini nel frattempo erano cambiati: la gente aveva voglia di dimenticare gli anni passati e anche la musica risultava essere frutto di certi ricordi.
Negli Stati Uniti da qualche anno era nato un nuovo sottogenere del jazz: il bebop. La nuova scena musicale proponeva un jazz ricercato, che poteva passare da una ritmica lenta a una velocissima, dove il tema musicale principale veniva solamente introdotto per poi dissolversi nell’improvvisazione dei vari strumenti.
I maggiori esponenti del bop si fermarono a Parigi: Dizzy Gillespie, Charlie Parker, Miles David si esibirono di fronte a un affascinato Django Reinhardt che apprezzò subito le nuove sonorità.
Incise brani memorabili con la chitarra elettrica, mescolando l’essenza del Manouche con lo stile del bop, offrendo assoli indimenticabili nella storia del jazz.
Negli anni del dopo guerra Reinhardt e Grappelli vollero riaffermarsi come musicisti jazz e ritornare ad essere punti di riferimento nel panorama del jazz mondiale.
Il dominio espresso in pezzi come Le Fleché d’or, Crazy Rithm, Brazil, September Song, mostrano la sua eccletticità e la sua maturità artistica, oltre ad un non comune dominio del linguaggio jazzistico.
Esperienza Italiana
Per un periodo Grappelli e i fratelli Reinhardt suonarono in Italia con i protagonisti del jazz italiano del dopo guerra. Per due mesi i musicisti simbolo del manouche ebbero un contratto all’Astoria Club di Milano (locale simbolo del jazz anni 50), suonando con il giovane e fortunato Franco Cerri.
Si racconta che durante le esibizioni di Django Reinhardt i musicisti dell’orchestra di Gorni Kramer restavano a bocca aperta ad ascoltarlo. Diversi musicisti italiani di fama nazionale andavano ad ascoltare Django: Michele Ortuso, Giovanni Ferrero, Cosimo Di Ceglie, Franco Pisano ecc..
Django Reinhardt muore il 16 maggio del 1953 in Francia, nella sua vera patria. Non si hanno fonti certe sul motivo della morte, ma molti l’attribuiscono al suo ostinato rifiuto per ogni tipo di visita e cura medica.
Bene, siamo arrivati alla fine. Hai trovato emozionate immergerti nella storia del simbolo del gipsy jazz?
Se ami ballare shag o balboa ti consiglio di ascoltare i brani di Django Reinhardt e vedrai che i tuoi piedi non potranno più fermarsi. Stancarti? Niente paura: sul nostro shop potrai trovare le scarpe da ballo più adatte all’ocasione!
Continua a seguirci per altri approfondimenti!
Alla prossima!