Duke Elington

Duke Ellington: icona dello swing e dell’era del Cotton Club

Il contributo di Duke Ellington fu determinante per l’esplosione dello swing a New York, negli anni ’20. Il suo stile pianistico e la sua capacità manageriale permisero di creare le basi del successo delle orchestre swing. Fu uno dei massimi esponenti del Cotton Club ed è oggi ricordato grazie ai numerosi successi, fra cui spicca It don’t mean  a thing (if ain’t got that swing).

A Duke Ellington si deve la fama della musica swing; anche sé per essere precisi  “il Duca” ha contribuito largamente a influenzare tutta la musica jazz successiva. Nella sua lunga e immensa carriera Ellington ha collaborato con pilastri del genere swing, bebop e jazz come: Count Basie, Bing Crosby, Lusi Armstrong, Coleman Hawkins, John Coltrain, Charles Mingus e molti altri.

Biografia di Duke Ellington

Ellington nasce a Washington nel 1899, dove giovanissimo inizia ad esibirsi come pianista jazz professionista. Si fa conoscere suonando a feste e locali da ballo, in compagnia di alcuni amici musicisti. Nel ’22 si trasferisce a New York dove inizia la sua vera carriera di pianista, compositore e direttore d’orchestra. Sarà nella grande mela, infatti, che Ellington inizierà a suonare nei più importanti locali di Harlem e nel ’23 riuscirà ad entrare nell’orchestra di Elmer Snowden.

Più tardi Snowden lascerà la band e sarà Ellington a condurla, divenendone il band-leader.  Il 1927 segna un’importante data per l’orchestra di Duke Ellington, che nel frattempo aveva assunto il nome di Washingtonians; nel ’27 inizieranno ad esibirsi al Cotton Club, il locale più in vista di Harlem e punto di riferimento per gli artisti della swing era, sia nel campo della musica, che nel campo della danza.

Gli anni del Cotton Club

Il Cotton Club è il simbolo della musica afroamericana negli anni venti e trenta. È un locale per soli bianchi, dove però ad esibirsi sono solo artisti neri. La musica nera era già molto in voga nel primo ventennio del ‘900, a New York, grazie soprattutto all’apporto di Luis Armstrong.

Al Cotton Club si sono esibiti icone della musica swing come lo stesso Armstrong, Cab Calloway, Ethel Waters, Jimmie Lunceford; ma anche della danza, quali: Frankie manning, Shorty George Snowden, Norma Miller e tanti altri miti dell’era swing.

L’apporto di Ellington fu determinante. L’ingresso della band di Ellington avvenne per un caso: erano stati chiamati a sostituire Cotton Club Syncopators, orchestra ufficiale del club. La big band di Ellington era composta da 12 elementi e si caratterizzava per uno stile di jazz tribale e lievemente cupo che veniva definito Jungle.

Questo stile era molto amato dal pubblico bianco, il quale riconosceva nel suono esotico la vera radice dei neri. Le sonorità di Ellington furono importanti per definire il suono del Jungle style; così come gli anni al Cotton Club furono il volano della sua carriera.

Il successo della band assicurò un contratto di 4 anni a tutti i membri; Ellington, intanto sfornava i suoi primi capolavori riconosciuti in stile jungle; tra cui: The Mooche, East St. Luis Toodle-Oo.

“Il Duca” assunse presto anche la direzione dell’orchestra del club e questo aumentò il successo del locale, tanto che i concerti iniziarono ad essere trasmessi in radio.

L’influenza di Ellington provocò anche un importante cambiamento nelle regole del Cotton Club: dal 1928 l’entrata iniziò ad essere ammessa anche ai neri, anche se i prezzi d’entrata, di fatto, escludevano questi ultimi.

Nel 1931 Ellington lasciò definitivamente il Cotton Club per dedicarsi ad altri progetti musicali.

Gli anni dello swing

Negli anni ’30 l’orchestra di Ellington aveva iniziato ad ingrandirsi; oltre ad altri importanti elementi, il direttore intuì l’importanza di introdurre un vocalist.

Optò per una voce femminile, perché sapeva che avrebbe apportato maggiori ingaggi  e scelse Ivie Anderson, la quale restò nella band per oltre 10 anni. Durante questo periodo, la musica di Ellington aveva assunto sonorità decisamente swing, lo dimostra uno dei suoi più grandi successi e caposaldo dello swing: It Don’t Mean a Thing (If It Ain’t Got That Swing). 

La canzone, incisa con la voce di Anderson, fu la prima a citare esplicitamente nel titolo il nome: “swing”, che fino a quel momento era conosciuto solo fra i musicisti neri, per indicare una tecnica nel modo di suonare.

Fu proprio il pezzo di Ellington a chiarire che lo swing non era solo uno stile jezzistico, ma un vero e proprio sottogenere.  Così lo swing entrò nel linguaggio comune, dando inizio alla swing era.

In questi anni Ellington collaborò con altri cantanti swing come Bin Crosby,  Ethel Waters, e Rosemary Clooney.

Negli anni ’40 Ellington, iniziò ad esibirsi alla Carnage Hall, aprendo una nuova stagione della sua già imponente carriera. La Carnege Hall era il tempio della musica d’ispirazione europea e il musicista afro-americano tenva là un concerto ogni anno.

A partire dagli anni ’50 il pianista iniziò una fitta collaborazione con moltissime personalità dello swing e del jazz, da cui nacquero bellissime incisioni, quali:  Back to Back: Duke Ellington and Johnny Hodges Play the Blues; First Time! The Count Meets the Duke, Louis Armstrong The Great Summit,Duke Ellington & John Coltrane e la pubblicazione del disco con Frank Sinatra nel 68: Francis A. & Edward K.

Conclusioni

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Alla prossima!