jazz italiano anni 30

Il Jazz italiano fra gli anni 30 e 50

A buona pace di tutti il jazz deriva principalmente dalla musica nera; tuttavia poche persone sanno che se si è diffuso così tanto negli Usa e in seguito in Europa lo si deve soprattutto a musicisti italiani! Il jazz italiano è stato rigoglioso e produttivo sin dai primissimi anni Trenta e annovera moltissimi grandi nomi della grande scena musicale.

Noi di Millelire vogliamo portarti nel cuore della scena jazzistica italiana tra gli anni Trenta e Cinquanta e farti conoscere gli artisti più famosi dell’epoca.

Il contributo del jazz italiano a New Orleans

La prima jazz band della storia ad incidere un disco fu la Original Dixiland jass band. L’orchestra fu fondata nel 1916, a New Orleans, dal musicista italiano: Nick La Rocca, che fu il leader fino agli anni quaranta. In seguito prese il suo posto Tony Sbarbaro già batteristia della band. A loro si aggiungono sempre tre componenti di etnia caucasica, che cambiavano negli anni. Alcuni di questi erano anch’essi italo-americani.

Il contributo dell ODJB fu di vitale importanza nella storia del jazz; fu grazie a loro infatti che il jazz uscì dalla sua casa natale (New Orleans ) e si diffuse negli USA, in particolare a New York.

L’orchestra suonava il primo jazz, con molti ritmi swing e alcune influenze di tipo bandistico. Sbarbaro ha il primato nell’utilizzare la “tecnica del doppio tamburo” e a suonare una batteria “personalizzata” con blocchi di legno, campanacci e tom-tom cinesi. Infine, fu soprattutto lui a definire i suoni della band.

Il successo dell ODJB li portò a registrare il primo disco jazz della storia, nel 1917 (anno in cui si aggiunse Sbarbaro). L’incisione riguardava il brano Livery Stable Blues. In seguito, registrarono altri brani di successo come Tiger rag.

Il loro contributo nel jazz è stato talmente importante da essere ancora oggi citati fra i creatori del jazz.

Il jazz in Italia fra gli anni ’20 e ’30

Grazie alla ODJB il jazz iniziò a viaggiare anche in Europa e presto alcuni musicisti italiani iniziarono ad interessarsi a questo nuovissimo genere. L’Italia, infatti, come racconta il volume Una preghiera tra due bicchieri di gin, di Nicola Gaeta, ha anticipato il resto d’Europa nell’accoglienza e nell’interpretazione del jazz.

Fu negli anni ’30, però, che nacquero le prime vere Italian jazz band, come: la Blue Star o l’Orchestra Italiana di Armando Di Piramo, primo a registrare la versione jazz di uno dei brani, più famosi del genere, a livello mondiale: Gigolò. Il brano fu composto proprio da un autore italiano, di origine calabrese nel 1929, Leonello Casucci.

La registrazione di Di Piramo arrangiava in chiave jazz la prima versione per tango.

Milano, quindi, dove si esibiva La Blu Star, ma anche Genova, furono fra le prime città italiane in cui esplosero il jazz e lo swing.

C’erano l’ Orchestra di Sesto Carlini, ex clarinettista classico, poi passato al jazz  e la Louisiana band di Piero Rizza.

Le orchestre di Rizza a Genova e, in particolare, quella di Armando Di Piramo a Milano furono un’importante banco di prova per molti nuovi musicisti jazz. Di Piramo era anche un impresario e possedeva divers locali, dove si esibivano artisti di talento quali il genovese Pippo Barzizza (membro della Blu Star); il quale nel ’36 andrà a dirigere l’Orchestra Cetra di 18 elementi, poi divenuti 22.

Il jazz italiano fra gli anni ’40 e 50

Quando nel trentotto Mussolini emanò le leggi razziali, la diffusione della musica jazz ebbe un brusco arresto, a causa delle sue radici nere.

Tuttavia, questo nuovo genere non venne mai totalmente dimenticato: gli estimatori continuavano ad ascoltare musica jazz e swing in privato e i musicisti continuavano a suonare la loro musica in intimità. Il quarto genito dello stesso Mussolini (Romano Mussolini) è stato un abile pianista jazz e un buon compositore.

La fine dell seconda guerra mondiale segnò anche il ritorno della musica jazz: i nuovi locali iniziarono ad ospitare il jazz da night.

Un sottogenere tutto italiano che nasce dalla voglia di dimenticare gli orrori della guerra. Al contrario della scena americana che, proprio negli anni ’40, sperimenta sonorità d’ascoltare con il Be bop, in Italia lo swing è la musica giusta per vivere i momenti di spensieratezza rubati dalla guerra.

Proprio in questa voglia di rinascita le dolci ballad melodiche e malinconiche del jazz da night trova il suo spazio.

Se i ritmi dello swing di Giorgio Gaslini, Lelio Luttazi, Franco Cerri, Bruno Martino, Natalino Otto continuano a far ballare migliaia di persone, il jazz da night esprime la tristezza dell’anima attraverso suoni dolci e note delicate, nelle quali prevalgono strumenti come il piano e il sax.

Fra la seconda metà degli anni ’40 e ’50 nasce la scena jazzistica di Roma, da cui provengono musicisti come: Battistelli, Cesari, Laudenzi, Loffredo, Rosa, Martino, Trovajoli.

Molti grandi musicisti saranno protagonisti della scena veneta, quali: Notari, Toson,  Schiccheri e Cortellazzo.

Alla fine degli anni cinquanta nasce a Milano la prima scuola di musica dedicata al jazz, fondata da Gaslini.

Sarà lui a dare al jazz la stessa dignità della musica colta. Nel 1972 gli fu affidata la prima cattedra jazz al Conservatorio di Santa Cecilia di Roma.

Il jazz italiano oggi?

Il jazz è sempre stato ascoltato e amato dagli italiani. La scena italiana di oggi vanta musicisti di spessore quali Enrico Rava, Stefano Bollani, Paolo Fresu e tanti altri talenti.

Proliferano sempre più festival dedicati al jazz di rilevanza internazionale quali: l’Umbria Jazz festival, il Venezia jazz festival, il Pescara jazz o il Pistoia blues.

I balli swing stanno attraversando il loro secondo revival dopo gli anni ’80 e grazie anche a questo trend proliferano ottimi artisti che ripropongono i classici dello swing alle serate danzanti.

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Alla prossima, per altre news dal mondo del jazz italiano e internazionale!