Il mondo dei balli swing, come già abbiamo avuto modo di capire sulle pagine di questo stesso magazine, è davvero vasto e ricco di sfaccettature: dal Charleston al Lindy Hop, passando per il Balboa fino ad arrivare al Collegiate Shag, è spesso davvero difficile districarsi tra i vari nomi con cui sono riconosciute le tipologie di questo ballo. Ad esempio, leggendo qualche testo sull’argomento vi sarà senz’altro capitato di sentire nominare il termine “Jitterbug”: ma di cosa si parla quando si utilizza questo bizzarro termine? Cosa significa, quali sono le sue radici e quali le differenze rispetto al Lindy? In questo articolo andremo a fare un po’ di chiarezza sull’argomento.
Le origini del termine “Jitterbug” e le differenze con il Lindy Hop
In buona sostanza, si potrebbe ridurre le differenze tra il Jitterbug ed il Lindy Hop con il fatto che il primo era un ballo swing praticato dai bianchi, mentre il Lindy all’epoca era esclusivo appannaggio delle comunità afroamericane; un concetto che al giorno d’oggi sembra davvero impensabile, ma che negli Stati Uniti degli anni ‘40 aveva un senso ben compiuto (e che fortunatamente si è andato a perdere nel corso degli anni, in particolar modo a partire dall’immediato dopoguerra). Ma da dove arriva questo nome così bizzarro? Ebbene, la spiegazione può sembrare ancor più improbabile, per quanto veritiera: “Jitterbug” è un termine proveniente dallo slang americano e per la precisione dal modo in cui venivano chiamati i movimenti tremolanti e sobbalzanti dei ballerini, simili ai “jitters” da cui erano affetti gli alcolisti che soffrivano di delirium tremens! Per quanto ciò possa suonare poco edificante, la leggenda vuole che questa definizione sia stata resa popolare proprio da uno dei maggiori musicisti jazz di quei tempi, ovvero Cab Calloway; è sua infatti l’omonima canzone, “Jitterbug” per l’appunto, scritta nel 1934 ed uscita su disco cinque anni dopo: “they’re four little jitter bugs. He has the jitters ev’ry morn, That’s why jitter sauce was born”. Meno poeticamente, il termine potrebbe essere un gioco di parole – per la precisione uno scambio di consonante – tra i termini “gin and bitters”, ovvero gin e amari, che diventerebbe così “bin and jitters”… ma forse ci stiamo lasciando trasportare un po’ troppo dall’immaginazione!
Il Jitterbug nella cultura popolare, nelle sale da ballo e al cinema
Il termine Jitterbug, comunque, oltre ad indicare il ballo swing praticato all’epoca al di fuori delle comunità nere, indicava anche i ballerini ed i fan della musica in sé; ciò avveniva nel pieno degli anni ‘40, quando il Jitterbug era al massimo della sua popolarità e rientrava nell’alveo di quello che oggi conosciamo come “Western Swing” (una variante di questo ballo che comprende della musica contaminata da influenze country, blues e pop). Proprio in questi anni uscì il film Hi De Do, nel quale il già citato Cab Calloway tornava a citare proprio il termine Jitterbug all’interno della colonna sonora; erano gli anni delle notti scatenate al Savoy Ballroom, ed il mondo della musica swing si espandeva anche al di fuori del quartiere di Harlem per raggiungere territori inaspettati: sempre parlando di cinema, non si può non citare la celebre scena de Il Mago di Oz del 1939, quando ad un certo punto la Strega dell’Ovest costringeva i protagonisti a ballare il Jitterbug con il potere dei suoi incantesimi.
Uno dei capitoli più oscuri della storia del Jitterbug – e dello stile di vita swing in generale – rimane comunque quello relativo alle tasse federali che il governo americano aveva applicato ai locali per finanziare le attività degli Stati Uniti nel corso della Seconda Guerra Mondiale: il ballo era stato vietato in tutto il territorio americano, costringendo sia gli avventori delle sale che i gestori a un brusco stop per quanto riguarda la diffusione di questa cultura. Paradossalmente, fu proprio grazie al conflitto bellico che lo swing ed il Jitterbug riuscirono a superare i confini nazionali degli USA, grazie alle truppe americane di stanza in Francia; da lì a poco, questo ballo contagioso si diffuse anche in Inghilterra, entrando ufficialmente nella leggenda.
Il Jitterbug oggi: cosa ne è rimasto e come si balla?
Ai giorni nostri, grazie al cielo, il ballo non si distingue più per questioni di etnia né tantomeno di classe sociale; per cui non vi sono grandi ragioni per mantenere il Jitterbug ed il Lindy Hop come due cose distinte in quanto entrambe le danze rientrano sotto il grande ombrello dello swing. Certo è che sono rimaste alcune sfumature tra i vari stili ed è tutt’oggi possibile replicarle, in base alle proprie capacità e preferenze personali; il Jitterbug si balla sempre e comunque assieme ad un partner e nella sua forma base si compone di sei battute, alle quali corrispondono però solo quattro passi: se volete impararlo alla perfezione, il nostro consiglio è quello di recuperare il famoso cortometraggio Groovie Movie, pubblicato nel 1944. Questo documento, imperdibile per tutti gli appassionati, consiste in una vera e propria lezione di Jitterbug ad opera di Arthur Walsh e di Jean Veloz; come si può vedere, proprio in conferma di quanto detto in precedenza, i ballerini sono tutti bianchi e le loro movenze differiscono in maniera piuttosto radicale dai Lindy Hopper afroamericani dell’epoca come Frankie Manning. Guardando queste immagini è ancor più evidente di come sia stato proprio questo lo stile che, negli anni successivi, si trasformò nel già citato West Coast Swing ed in seguito nel Boogie Woogie e nel Rock’n’Roll!