Quando parliamo di Lindy Hop non ci riferiamo soltanto al nostro ballo preferito, ma a una vera e propria cultura in perenne evoluzione. Migliaia di ballerini, oggi così come in passato, contribuiscono e hanno contribuito a trasformare questa disciplina e a riplasmarla, come fosse un pezzo d’argilla: l’unica differenza rispetto ai ceramisti e agli scultori risiede nel mezzo utilizzato, che in questo caso non sono le mani… bensì i piedi!
Ma c’è una ramificazione del Lindy Hop che tutt’oggi crea infiniti dibattiti fra gli appassionati, nonostante sia avvenuta nel pieno degli anni d’oro di questo ballo: ci riferiamo alle due scuole relative alle sponde opposte degli Stati Uniti. Da una parte quella newyorkese guidata da Frankie Manning e dall’altra quella californiana, capeggiata da Dean Collins: due vere e proprie icone per due espressioni uniche del medesimo ballo. Ma in cosa differiscono?
Come sono nati i nomi di questi due stili di ballo
È difficile cercare di ricostruire in maniera fedele degli avvenimenti accaduti quasi un secolo fa, peraltro senza una vera e propria tradizione scritta. Tuttavia, vogliamo provarci lo stesso e per farlo ci siamo basati sugli scritti di Bobby White, uno dei ballerini e saggisti più apprezzati del settore nonché vero guru del Lindy Hop e dell’universo swing. Possiamo iniziare specificando un dettaglio non di poco conto: sebbene gli stili fossero così diversi e contrapposti, inizialmente non avevano un vero e proprio nome.
Il cosiddetto Savoy Style, ad esempio, nasce come termine addirittura nella seconda metà degli anni ‘80, quasi mezzo secolo dopo il periodo d’oro del Lindy Hop ad Harlem (la cosiddetta Harlem Renaissance degli anni 30). Secondo Bobby White, questa dicitura nasce grazie alle lezioni di Lindy Hop che uscivano in quegli anni in videocassetta e che venivano tenute da Frankie Manning; in copertina il suo stile veniva chiamato proprio così, come a sottolinearne la differenza con quello sviluppatosi sulla costa occidentale.
Di Hollywood Style se ne è iniziato a parlare ancora più tardi e per la precisione tra la fine degli anni ‘90 e l’inizio del nuovo millennio: molti ballerini di quel periodo erano consapevoli di aver imparato il Lindy Hop da Dean Collins e dalle sue comparsate nei film degli anni ‘40, ma non l’avevano mai davvero etichettato; probabilmente la prima fu Sylvia Sykes, che definì il suo Lindy Hop “Dean Collins style”. Tuttavia furono Erik Robertson e Sylvia Skylar, per primi, a chiamarlo Hollywood Style proprio in riferimento ai musical che lo videro nascere.
Ma quali sono le ragioni del dibattito fra gli stili?
In buona sostanza, prima che il Lindy Hop risorgesse dalle sue ceneri tra gli anni ‘80 e i primi anni ‘00 nessuno si era mai chiesto quali fossero le diverse correnti e in cosa si distinguessero. Con l’esplosione del movimento neo-swing, però, qualcosa cambiò irreversibilmente e sorse un bisogno quasi spontaneo di dare un nome ai diversi stili: dopotutto, chi imparava a ballare dai maestri dei New York ballava un Lindy decisamente diverso da chi invece si basava sugli artisti della costa occidentale.
Il problema – se tale si può davvero definire – nacque nel momento in cui, per tutta una serie di coincidenze e casualità, la rinascita del Lindy Hop vide una discreta maggioranza di nuove leve plasmare le proprie movenze sulle basi dell’Hollywood Style. Il che non sarebbe certo un dramma, non fosse che il “vero” Lindy nato a New York negli anni ‘40 era invece quello reso celebre da Frankie Manning e che si ballava tra le mura del Savoy! La derivazione cinematografica aveva quindi superato, in popolarità, la versione originale dello swing.
I motivi che hanno portato l’Hollywood Style a diventare più ballato del suo diretto antenato sono probabilmente in larga parte dettati dal caso, ma è senz’altro vero che le testimonianze filmate del Savoy Style si contano davvero sulle dita di una mano. Soprattutto il filmati d’epoca, risalenti alla fine degli anni ‘30, sono una vera rarità e non è difficile da immaginare che proprio per questo molti hanno preferito imparare i passi e le movenze dai ben più popolari musical hollywoodiani di Dean Collins e Jewel McGowan.
Le principali differenze tra Hollywood e Savoy Style
Ma quali sarebbero dunque le differenze tra questi due stili così contrapposti? Stando a quanto detto finora, potrebbe quasi sembrare che si tratti di balli totalmente diversi fra loro. Nulla di più sbagliato: che sia Hollywood o Savoy, sempre di Lindy Hop si tratta e difficilmente un occhio inesperto riuscirà a distinguere un ballerino dall’altro. Le maggiori divergenze risiedono infatti nei dettagli… ma non è proprio lì che si nasconde ancora il diavolo?
I ballerini di stile Savoy, ad esempio, tendono a spostare il busto leggermente in avanti mentre gli Hollywood se ne stanno belli ritti. Allo stesso modo, chi ha visto ballare Frankie Manning avrà ben presente il modo sincopato (verrebbe quasi da dire “sfrenato”) in cui si muove; Dean Collins e i suoi allievi, invece, hanno delle movenze molte più fluide e morbide, per qualcuno addirittura più eleganti e geometriche.
Non mancano alcune piccole differenze anche nel modo in cui ci si relaziona al proprio follower (o al leader, all’occorrenza): nel Savoy Style il leader “spinge” il proprio partner di lato o in avanti, mentre nell’Hollywood si tende a “lanciarlo/a” in avanti in maniera più lineare. Anche la velocità è leggermente diversa ed è sensibilmente più veloce nel Savoy, o quantomeno ciò è quanto emerge dalla visione dei film in cui appaiono sia gli uni che gli altri.
L’unico consiglio che possiamo darvi, aldilà dei futili campanilismi, è di trovare lo stile con il quale vi trovate più a vostro agio… e pensare soltanto a divertirvi il più possibile!