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La musica e il ballo Blues: le caratteristiche e i più grandi artisti del genere

Per quanto si possa amare la musica swing e il Lindy Hop, non ci si può definire dei veri appassionati se non si conoscono le radici di questo genere musicale e dei suoi balli; abbiamo già parlato del Fox-trot e della sua importanza nell’ambito delle danze jazz, ma sono ancora molte le cose da dire su tutto ciò che ha circondato il fenomeno della big band era degli anni ‘40. Il ballo blues, ad esempio (conosciuto anche internazionalmente con il nome di blues dance) è un’altra delle discipline che hanno contribuito all’evoluzione dei balli swing: con i suoi ritmi rallentati e quei tipici movimenti morbidi, questo stile è tutt’ora molto importante e non smette di riscuotere consensi tra gli appassionati. Nelle righe a venire andremo a esplorare proprio questi territori: buona lettura!

La storia della musica Blues, dagli Stati Uniti al resto del mondo

Se vi state chiedendo in quale contesto sia nato il blues come genere musicale, non vi stupirete nello scoprire che le sue radici provengono – come nel caso del jazz – dalle comunità nere che nella seconda metà dell’800 lavoravano, sotto schiavitù, nelle piantagioni del sud degli Stati Uniti. Una triste parentesi nella storia dell’uomo che ha avuto comunque il merito di dare sfogo allo stato d’animo e al desiderio di libertà di chi si ritrovava in quelle condizioni: lo stesso termine blues, infatti, deriva dall’espressione to have the blue devils, un modo di dire che rappresenta proprio quella tristezza propria di chi non è padrone di sé stesso e della sua vita.

Un sentimento umano che si trasformò in musica e ballo nella zona del fiume Mississippi, in una regione che ancora ai giorni nostri è riconosciuta come la patria di questo genere (la cui forma più pura viene definita proprio Delta Blues, in riferimento al delta del fiume in questione). La musica Blues nasce quindi come incarnazione musicale di emozioni prevalentemente tristi come la malinconia, la nostalgia e la rassegnazione: tuttavia, la forza dei grandi musicisti è riuscita a trasformare questa negatività in una grande energia che ha poi influenzato gran parte della musica a venire, compreso il rock e l’hip hop; quelle melodie struggenti cantate dagli schiavi, che si riunivano la sera dopo le interminabili giornate di raccolto, si sono trasformate negli anni in un vero e proprio genere musicale dalla codificazione ben precisa dal quale non poteva che nascere un ballo altrettanto affascinante: la blues dance.

Come si balla il Blues e cosa lo distingue dai balli Swing e Jazz

Date le sue origini, quindi, è facile intuire che anche il ballo Blues – proprio come lo Swing e il Jazz – arriva dalle movenze e dalle tradizioni afro-americane: un ballo in grado di trasmettere libertà, ma capace anche di regalarci emozioni più intime e riflessive; una sorta di panacea per l’animo umano, che richiede un certo mood e una connessione pressoché totale con la musica per essere ballato al meglio. Al contrario delle altre danze, con il Blues non ci si scatena: anzi, i movimenti sono lenti, struggenti e portano i due ballerini a unire i propri corpi in una sola entità; quando il Blues si balla davvero bene, sembra quasi che i protagonisti in scena siano tre: la coppia danzante e la musica stessa.

Sebbene gli stili del Blues si ramifichino in varie direzioni (il già citato Delta, il rurale, l’elettrico e quant’altro), tutti loro incorporano gli stessi aspetti dei balli afro-americani degli esordi, dando grande spazio all’improvvisazione e a una certa naturalezza nei movimenti; pochi schemi e tante emozioni, pertanto, lasciando alla musica – e non al ballerino – l’impellenza di guidare i passi. Nel corso degli ultimi tempi questo ballo sta godendo di nuova linfa grazie a un ritorno di fiamma tra gli appassionati, e non è certo difficile capirne le ragioni: si tratta di una danza sociale che richiede un movimento coordinato dell’intero corpo e non solo dei piedi, è ricca di stili e di variazioni ma soprattutto è in grado di comunicare una vasta gamma di emozioni, oltre ad essere molto spontanea e intensa!

I grandi interpreti della storia della musica Blues

Una delle cose che più accomuna il jazz e lo swing degli anni ‘30 e ‘40 al Blues degli albori è l’accompagnamento musicale dei cantanti, all’epoca rappresentato da un’orchestra in grande stile; uno dei primi grandi bluesman, che iniziò la carriera addirittura gli anni ‘20, fu Bessie Smith: la sua possente e struggente voce riassumeva perfettamente l’anima e il mood di questo genere musicale. Le case discografiche iniziarono a promuovere e a produrre dischi Blues solo a partire dall’inizio degli anni ‘30 e inizialmente la gran parte degli autori proveniva dal sud degli Stati Uniti; a partire dal decennio successivo, soprattutto dal termine della seconda guerra mondiale, il genere conobbe una vera e propria impennata: i grandi musicisti afroamericani, oramai del tutto emancipati, svilupparono il ulteriormente il sound blues basandolo chi sulla chitarra elettrica e chi invece sull’armonica a bocca.

Le più grandi innovazioni di questi anni arrivarono da Chicago e dal cosiddetto “Chicago Blues” dell’immenso Muddy Waters: con canzoni come Hoochie Coochie Man e Rollin’ Stone dettò scuola per i decenni a venire, influenzando gran parte del rock contemporaneo; ma il più grande bluesman del secolo scorso rimane probabilmente B.B. King: nato come Riley B. King nel settembre del 1925, B.B. King crebbe proprio in quegli stessi campi di cotone che diedero i natali al genere musicale di cui divenne poi un pilastro fondamentale. Con la sua inseparabile chitarra Lucille vinse 14 Grammy, a testimonianza del suo impareggiabile talento. Se volete farvi una cultura in ambito Blues, questi sono i nomi dai quali iniziare! E per chi vuole approfondire ci sono anche John Lee Hooker, Howlin’ Wolf, Albert King e tanti altri ancora.