Lo scossone che ha colpito il mondo della cultura e della società nel corso degli anni ‘60 non ha di certo risparmiato il mondo della musica. Anzi, tutt’altro: è proprio in questo campo che si sono visti i cambiamenti più radicali e di rottura rispetto al decennio precedente, dominato dal rock and roll di Elvis Presley, Chuck Berry e Little Richard. Di colpo, però, questi nomi sembravano appartenere a un lontano passato…
Sì, avete capito bene: le più grandi stelle del rock anni ‘50 si sono rapidamente eclissate, soprattutto agli occhi dei più giovani, per lasciare il passo alla rivoluzionaria musica britannica. In questo articolo andremo proprio a parlarvi della British Invasion, di come ha cambiato per sempre il mondo del rock e delle band che ne sono state protagoniste (con i Beatles, ovviamente, in primissima fila): buona lettura!
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La musica nel contesto storico degli anni ‘60
Molti storici della musica descrivono il rock and roll come un continuo ricorrersi di urgenza espressiva, appropriazione da parte delle masse e successivo declino… solo per poi ricominciare da capo, in un eterno ed affascinante ciclo. Guardando ciò che è successo a questo genere sul finire degli anni ‘50 non si può certo dar loro torto: basti vedere la rapida ascesa di Elvis, iniziata nei sobborghi poveri di Memphis e proseguita con la firma sul contratto di una multinazionale RCA. I giovani ribelli degli anni ‘60 avevano bisogno di nuovi idoli.
Ma dove potevano trovarli? Il decennio appena trascorso si è concluso con uno dei giorni più bui della storia del rock, con la morte di Buddy Holly, Ritchie Valens e J. P. Richardson a causa di un tragico schianto in aeroplano. Il 1960 non inizia meglio, con la morte di Jesse Belvin e di Eddie Cochran, entrambi vittime di incidenti stradali. L’unico spiraglio di luce arriva qualche mese dopo: Elvis Presley rientra dal servizio militare e torna immediatamente in attività, sfornando una serie di singoli di successo e riprendendo l’attività dal vivo.
Qualcosa era cambiato, però, nel Re del Rock: il periodo di assenza dalle scene non lo aveva certo fatto dimenticare… anzi, tutt’altro! Aveva però contribuito a consolidarne una prematura leggenda, che se da un lato lo continuava a imporre come idolo delle folle, dall’altro gli faceva perdere il fascino ribelle degli esordi. Elvis si era così istituzionalizzato e non era più l’artista che i nostri genitori non avrebbero mai voluto che ascoltassimo: anzi, era diventato proprio l’artista più ascoltato dai genitori stessi!
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L’esplosione della British Invasion e dei Beatles
C’era dunque bisogno di qualcosa che riportasse il rock and roll al suo status di genere ribelle per eccellenza: un artista o un movimento che potesse diventare portabandiera di un decennio così rivoluzionario dal punto di vista civile e sociale come gli anni ‘60. E dove poteva nascere un fenomeno del genere, se non nella Swinging London? Sì, perchè se nel corso della prima metà del ‘900 la capitale della cultura e delle nuove tendenze a livello mondiale era New York, negli anni ‘60 l’epicentro delle arti si trasferisce in Europa, e per la precisione in Gran Bretagna.
La British Invasion (letteralmente “l’Invasione Britannica”), così come viene chiamata tutt’oggi, prende piede ufficialmente nel febbraio del 1964. In questo giorno cruciale per la storia della musica rock, i Beatles – la band emergente più in voga fra gli adolescenti inglesi di quegli anni – sbarcano all’aeroporto JFK di New York, attesi da 3.000 fan trepidanti. Due giorni dopo debuttano nelle televisioni statunitensi, apparendo nel corso del The Ed Sullivan Show davanti a 73 milioni di telespettatori: una nuova era stava iniziando per la musica.
La band era formata da quattro giovani musicisti di Liverpool: Paul McCartney, John Lennon, George Harrison e Ringo Starr. Prima di loro, spesso accadeva che una band o un artista americano ottenesse grande successo oltreoceano… ma di rado accadeva il contrario. La musica dei Beatles però cambiò completamente le carte in tavola, portando alle orecchie dei ragazzi americani qualcosa di nuovo, fresco ed irresistibile. Nasceva così ufficialmente la Beatlesmania, che imperverserà fino agli inizi del decennio seguente.
Gli altri grandi protagonisti dell’invasione britannica
Non si sarebbe potuto parlare di “invasione” se l’unica grande band inglese degli anni ‘60 fosse il celebre quartetto di Liverpool! Infatti da Londra arriva un altro grande fenomeno del rock and roll: capitanati da un giovane carismatico chiamato Mick Jagger e resi unici dal suono della chitarra di Keith Richards, i Rolling Stones avevano delle inconfondibili radici blues e un’attitudine ancor più ribelle ed alternativa rispetto ai Beatles. Nel giro di pochi anni, comunque, ne avrebbero eguagliato (e forse superato) il successo.
Sempre nella Londra dei primi anni ‘60 nasceva un’altra band destinata a lasciare il proprio segno nella storia della musica, sebbene per motivi diversi: si facevano chiamare Yardbirds e fra le loro fila militavano inizialmente alcuni dei più grandi chitarristi di sempre. I loro nomi erano Eric Clapton, Jeff Beck e Jimmy Page: i primi due diventarono due veri e propri giganti della sei corde, il terzo si unì a un altro gruppo rock che esplose di lì a poco… forse li avrete già sentiti nominare: si chiamavano Led Zeppelin!
L’influenza di questa British Invasion cambiò completamente il corso della musica anche negli Stati Uniti, sia a livello di sound che di attitudine: proprio per queste ragioni gli anni ‘60 vengono ancora considerati dagli storici della musica rock come uno dei decenni più importanti in assoluto per l’evoluzione del genere. In questo contesto, un’altra band stava per nascere negli States e per la precisione nelle spiagge dell’assolata California: era il progetto musicale dei fratelli Wilson, il cui nome sarebbe stato Beach Boys. Ma questa è un’altra stora…