In quel magico ventennio che oggi conosciamo come l’era delle big band dello swing, hanno vissuto contemporaneamente un incredibile numero di musicisti di talento; è stata forse l’ultima volta, dal Novecento in poi. Pensate, ad esempio, ai grandi virtuosi degli strumenti a fiato: nel corso degli anni ‘20 sono salite alla ribalta figure gigantesche come Benny Goodman, Glenn Miller ed Artie Shaw. Quest’ultimo, oltre ad essere un grande artista del clarinetto, è stato anche un personaggio davvero carismatico e meritevole di essere approfondito.
Arthur Jacob Arshawsky, infatti, aveva un caratterino mica da ridere: con il già citato Benny Goodman (soprannominato “King of Swing”) ha avuto una lunga rivalità e nonostante il reciproco rispetto sono spesso volate parole dure, spesso a senso unico. Artie, dopotutto, era una persona con grande considerazione di sé, tanto da definirsi “artista” più che “intrattenitore”: questo perchè non si esibiva mai per gli altri, ma solo per il suo piacere! Ma a qualcuno che ha scritto e suonato pezzi come Lady-be-good e Frenesi non possiamo davvero dire nulla…
La nascita e la formazione musicale di Artie Shaw
Per raccontarvi la storia di Artie Shaw dobbiamo tornare indietro al 23 maggio del 1910, quando il nostro nasceva in quel di New York. Era il figlio di una coppia di origini ebraiche: la madre era un’emigrata austriaca mentre il padre, nato in Russia, era un fotografo e stilista; in parte, dunque, la base genetica era proprio quella del creativo. Nel corso della sua infanzia, trascorsa in una piccola località del Connecticut, Artie Shaw impara sulla sua pelle il significato dell’odio e del razzismo: le sue origini ebree lo rendevano infatti vittima di scherno, cosa che ha senz’altro contribuito allo sviluppo di quel carattere così scontroso e introverso.
Poco più che bambino, il piccolo Artie guadagna qualche soldo lavorando in un negozietto del suo quartiere. Con quei pochi risparmi a tredici anni entra in possesso del suo primo strumento musicale: un sassofono nuovo di zecca. Dopo un primo periodo di pratica, all’età di quindici anni cambia definitivamente e passa al clarinetto, che lo accompagnerà per il resto della sua brillante carriera di musicista; è proprio in questo periodo che lascia la famiglia, si unisce a una band e parte per un lungo tour attraverso gli Stati Uniti. Nel corso di questi concerti riuscirà ad osservare i più grandi, come Bix Beiderbecke e Frank Trumbauer, carpendone i segreti.
Al termine di questa avventura si stabilizzò per ben tre anni a Cleveland, dove ebbe l’occasione di unirsi al miglior band leader della città: Austin Wylie. Questo grande artista fu una figura cruciale nell’evoluzione di Artie Shaw come musicista.
L’adolescenza di Artie Shaw e il suo precoce talento
Artie Shaw non ha ancora 18 anni quando ha l’occasione di ascoltare, per la prima volta, la musica composta e suonata da musicisti afroamericani; all’epoca, a causa della segregazione razziale, questi dischi venivano venduti solo in determinati quartieri. Fu così che riuscì ad ascoltare approfonditamente la musica di Louis Armstrong: se ne innamorò a tal punto che nel 1927 partì alla volta di Chicago, allo scopo di ammirarlo dal vivo. Nello stesso periodo, grazie a un saggio scritto di suo pugno, riuscì anche a vincere un concorso di scrittura; la premiazione lo portò dalle parti di Los Angeles, e per la precisione a Hollywood.
Qui conosce altri musicisti, membri della band dello stimato pianista jazz Irving Aaronson; Artie Shaw si unirà a loro a soli 19 anni, partendo nuovamente per un tour che lo porterà a passare l’estate del 1930 a Chicago. Qui la sua passione per la musica compie un altro passo in avanti, grazie alla conoscenza delle opere di Stravinsky, Debussy e Ravel, che saranno un’enorme influenza non solo per Artie Shaw ma per il jazz in generale. Conclusa questa esperienza, a 20 anni appena compiuti il nostro torna a New York e decide di stabilirsi nella Grande Mela: giusto in tempo per vivere da protagonista l’era delle big band dello swing!
Il successo e il ritiro dalle scene per dedicarsi alla scrittura
In questo periodo Artie Shaw è davvero attivo, suona alla radio e dirige un quartetto d’archi. Proprio grazie all’uso di questi strumenti inusuali riesce a spiccare tra le varie big band: il suo stile era incredibilmente innovativo e contribuì ad evolvere il linguaggio stesso del jazz, ingaggiando per un certo periodo anche una cantante di colore. Chi era? Si chiamava Billie Holiday e di lì a poco sarebbe diventata una delle più grandi cantanti della storia. Nella sua orchestra, inoltre, per certi periodi trovarono spazio clavicembali e chitarre elettriche: caratteristiche che lo hanno reso un vero sperimentatore.
Il suo carattere schivo lo vedeva comunque rifuggire sempre dal successo; ciò non gli impedì di scalare tutte le classifiche di vendita: il suo maggiore successo fu una rielaborazione del pezzo Begin the Beguine di Cole Porter. Artie Shaw rimase sulla cresta dell’onda fino alla metà degli anni ‘50, quando si ritirò, comprò un enorme terreno e si dedicò a due sole cose: la scrittura e l’agricoltura! Ciò non gli impedì, nel frattempo, di sposarsi ben otto volte (tra le sue mogli la nota attrice Ava Gardner) e di recitare per la televisione. Tornerà alla musica solo per una breve parentesi negli anni ‘80.
Artie Shaw ci lasciò nel 2004, all’età di 94 anni: una vita lunga ed intensa, da vero protagonista in ogni cosa che ha fatto: un vero antieroe, innovatore e alternativo.