Se dovessimo stilare un elenco delle persone che maggiormente hanno contribuito a influenzare – e a rivoluzionare – la storia del jazz e di quella che oggi conosciamo come swing era, il nome di Charlie Parker sarebbe senz’altro uno dei primi della lista. Grazie a lui e ad un pugno di altri grandi musicisti, infatti, la storia della musica è cambiata in maniera radicale, facendo immediatamente sembrare vecchi gli artisti che fino ad allora riempivano le ballroom.
Prima di Charlie Parker le big band dettavano legge e i nomi più popolari che campeggiavano fuori dai jazz club erano quelli di Duke Ellington, Benny Goodman e Count Basie. Ma sul finire degli anni ‘30, le persone iniziavano a sentire la necessità di qualcosa di nuovo e i musicisti più creativi si sentivano imbrigliati in un sistema che li costringeva a seguire rigide partiture. Grazie a Charlie Parker, però, tutto sarebbe cambiato! Ma partiamo dall’inizio…
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L’infanzia e l’adolescenza di Charlie Parker
Charles Christopher Parker Jr. Parker nasce a Kansas City il 29 agosto del 1920 dalla relazione fra un artista di vaudeville – che si dileguò poco tempo dopo la nascita del figlio – e da una domestica di origine nativa americana. Pur con queste poche informazioni è facile intuire le difficoltà che madre e figlio incontrarono fin dai primi mesi di vita; all’età di soli sette anni i due si trasferirono nel Missouri, una delle capitali americane della cultura e della musica afroamericana come il jazz, il blues e il gospel.
L’ambiente fu di grande aiuto al piccolo Charles, che proprio a scuola scoprì il suo precoce talento; è nella banda scolastica che impara a suonare il sassofono, riuscendo però a ottenerne uno tutto suo solo all’età di quindici anni. Grazie alla passione per questo strumento e al suo costante allenamento, il giovane inizia a suonare nei locali alla sera quando ancora di giorno frequenta la scuola: la sovrapposizione dei due impegni, però, dura ben poco… nel 1935, infatti, Charlie Parker abbandona gli studi per dedicarsi unicamente alla musica.
Il suo debutto ufficiale nel mondo dei musicisti professionisti arriva solo un paio di anni dopo, in seguito alla proverbiale gavetta. È il 1937 quando Charlie debutta in un’orchestra: siamo a Kansas City e i compagni d’avventura del nostro sono Lawrence Keyes, Jay McShann e Harlan Leonard; lo stile è di derivazione prettamente swing, con un pizzico di blues ed una personalità a dir poco straripante. Il successo non tarda ad arrivare e il suo modo unico di suonare diventa subito un marchio inconfondibile; dopo un paio d’anni, nel 1939, Charlie sbarca a New York…
Gli anni trascorsi da “Bird” fra New York e Chicago
Charlie Parker si stabilisce nella Grande Mela e vi resta per un anno circa, durante il quale continua a sbarcare il lunario suonando come sassofonista jazz. Qui, grazie all’aiuto di Jay McShann, incide anche il suo primo disco, salvo poi trasferirsi ad un migliaio di chilometri di distanza… in quella Chicago che gli offrì un incarico fisso in uno dei suoi jazz club più noti. Qui Charlie trascorre diversi anni, accumulando esperienza e conoscenze. Tornerà a New York, per stabilirvisi definitivamente, soltanto nel 1947.
Al suo rientro nella più grande città della East Coast, Charlie Parker ritrova i migliori musicisti della scena jazz e inizia ad instaurare con loro una serie di collaborazioni: in questo periodo, già tutti lo conoscevano come “Bird”, anche se le origini di questo nomignolo sono tutt’oggi ignote. Diversi biografi sostengono che il suo soprannome fosse Yardbird, un termine che nello slang americano indica i carcerati: prima di diventare un musicista, infatti, pare che Charlie Parker ascoltasse i concerti clandestinamente, dal giardino del suo jazz club preferito.
Ad ogni modo, quando Bird rientrava a New York era già considerato un musicista rivoluzionario: nei suoi anni di Chicago fu in grado di sviluppare, assieme a Dizzy Gillespie, uno stile ancor più personale e senza precedenti. Uno stile jazzistico che venne ribattezzato bebop, caratterizzato da tempi molto più veloci dell’usuale e da incredibili elaborazioni armoniche. Gli appassionati di jazz, da allora, non si persero una singola performance in locali come il Monroe’s ed il Minton’s, considerati la “casa” di questa nuova corrente.
Le dipendenze e gli ultimi anni di Charlie “Bird” Parker
La seconda metà degli anni ‘40 e la prima metà del decennio successivo videro Bird suonare in decine di locali e palcoscenici, compresi gli spettacoli radiofonici e numerose registrazioni su disco (fu sotto contratto con la Dial per diversi anni, per poi passare alla Savoy Records e in seguito alla Mercury). Nel 1949, Charlie Parker approdò anche in Europa, suonando al Paris International Jazz Festival ed esibendosi addirittura in Scandinavia l’anno successivo… mentre a New York, in suo onore, inaugurava il suo locale: il Birdland Club.
Charlie “Bird” Parker era davvero quello che si può considerare un assoluto genio della musica. Un talento innato, che come spesso accade porta con sé un pesante prezzo da pagare. Per Bird l’amaro prezzo fu rappresentato dalla dipendenza dagli alcolici e dall’eroina, che causarono non pochi squilibri alla sua già precaria salute mentale. Delle debolezze che finirono per incidere pesantemente sulla sua carriera, ma anche nelle relazioni sentimentali (due, purtroppo, i matrimoni falliti) e nel rapporto con amici e conoscenti.
L’ultima porzione della sua carriera, prima della prematura scomparsa, è infatti indelebilmente segnata da episodi tragici e da gravi esaurimenti nervosi. Nel 1951, un arresto per possesso di eroina lo fece rimanere definitivamente fuori dal giro. Cerco di togliersi la vita per ben due volte nel 1954, salvo poi morire l’anno successivo, a soli 34 anni, a causa di una polmonite: l’abuso di sostanze, purtroppo, lo aveva a tal punto debilitato. La sua musica e il suo genio, però, sono sopravvissuti fino ai giorni nostri…