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Storia e biografia di James P. Johnson, il pianista che inventò il Charleston

Chi ama la musica jazz e ha come più grande passione il ballo swing conoscerà senz’altro i nomi dei più grandi ballerini di sempre: Frankie Manning e Dean Collins su tutti (così celebri che noi di Stile Millelire abbiamo intitolato proprio a loro le nostre scarpe Grip’n’Slide), ma anche Norma Miller e Josephine Baker. Tuttavia, se questa forma d’arte ha potuto evolversi ed arrivare fino ai giorni nostri, lo dobbiamo soprattutto ai musicisti…

Sì, artisti di enorme rilievo come Count Basie, Benny Goodman e Chick Webb, ad esempio, ma non solo: ci sono davvero moltissime altre figure che hanno dato un contributo enorme all’evoluzione dei nostri generi musicali preferiti, alcune purtroppo rimaste sempre nella penombra per i motivi più svariati. Uno di questi, nonostante la sua importanza seminale, è senza dubbio James P. Johnson: continuate a leggere per scoprire la sua storia.

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I primi anni di James P. Johnson e il suo approdo al jazz

James Price Johnson nasce il 1 febbraio del 1894 negli Stati Uniti e per la precisione a New Brunswick, nel New Jersey. Qui, a pochi passi dalla metropoli di New York, James trascorre un’infanzia relativamente tranquilla grazie alle sicurezze e all’amore dati da un padre meccanico e dalla madre cameriera. Proprio da quest’ultima, corista presso la Chiesa Metodista nonché suonatrice e appassionata di pianoforte, eredita la passione per la musica: i ritmi afroamericani sono sempre stati parte della famiglia, influenzando il piccolo James in maniera decisiva.

Nel 1908 la famiglia è costretta da forze maggiori a trasferirsi proprio a New York: andranno a vivere in una piccola casa nei pressi di San Juan Hill, dove oggi sorge il celebre Lincoln Center. L’arrivo nella grande città  fu una svolta e permise al giovane di iniziare la propria carriera di musicista a un’età giovanissima. Il suo primo lavoro come pianista arriva presto, nel corso della prima adolescenza: un traguardo raggiunto grazie alla passione per il ragtime e per le composizioni di Scott Joplin, che egli replicava  grazie all’orecchio e all’ottima memoria.

Questa prima esperienza lavorativa, assieme al riscontro positivo ottenuto, convince James a fare una scelta di vita: abbandonare la scuola definitivamente allo scopo di perseguire una carriera nel mondo della musica. Dal 1913 al 1916 prenderà lezioni di pianoforte dal grande maestro italiano Bruto Valerio Giannini; conclusa questa formazione continuerà a studiare gli altri pianisti, allo scopo di migliorare il suo ragtime. Dal 1917 tornò a suonare nei locali, diventando subito un punto di riferimento per giovani come Duke Ellington e Fats Waller.

Gli anni della formazione e lo sviluppo dello stride piano

In questi anni, James P. Johnson si ritaglia un ruolo di primo piano nel mondo della musica jazz, grazie a uno stile inconfondibile e a delle composizioni che andranno a influenzare diversi altri artisti dell’epoca. Nei primi anni ‘20 inizia a registrare le sue canzoni proprio in compagnia del suo allievo Fats Waller, di Willie “The Lion” Smith e di un’altra leggenda come George Gershwin (che non mancherà in futuro di tessere le lodi del suo amico, indicandolo come grande ispirazione), diventando così una delle star dei locali di Harlem.

È proprio in questo periodo infatti che James sviluppa la sua tecnica stride piano, ideata da Scott Joplin e da lui stesso imparata: uno stile pianistico caratterizzato dai salti repentini eseguiti con la mano sinistra e dai fraseggi melodici compiuti con la destra. Un modo di suonare che fece scuola nel giro di pochissimo tempo, contribuendo ad accrescerne la notorietà; anche le registrazioni iniziarono presto a diffondersi, rendendo subito celebri tra gli appassionati canzoni come Harlem Strut, Keep off the Grass e Carolina Shout.

Quest’ultimo pezzo fu addirittura considerato una pietra di paragone, ovvero “il” pezzo da suonare: riuscire ad eseguirlo alla perfezione significava essere dei grandi pianisti. Nel corso degli anni ‘20 uscirono numerose altre registrazioni su etichetta Black Swan e Columbia; nel 1922, inoltre, James P. Johnson divenne il direttore artistico della revue teatrale Plantation Day, un’esperienza lavorativa che lo portò a lavorare in Inghilterra nel 1923. Fu qui che conobbe lo scrittore Cecil Mack, assieme al quale compose il suo successo maggiore…

Il grande successo a Broadway e l’influenza nel Charleston

È proprio nel 1923 che la carriera di James P. Johnson giunge a quello che è rimasto, forse, il traguardo più importante: in collaborazione con Cecil Mack nasce il musical Runnin’ Wild, uno spettacolo teatrale di enorme successo che i grandi palcoscenici di Broadway ospitarono per la bellezza di cinque anni consecutivi. Questo show ha diversi motivi per essere ricordato tutt’oggi come seminale: in primis per la presenza nella scaletta della canzone The Charleston, che contribuirà a battezzare l’omonimo ballo simbolo degli anni ‘20.

Runnin’ Wild, inoltre, vede tra i suoi protagonisti e ballerini la splendida (nonché ancora giovanissima) Josephine Baker, che con le sue movenze uniche ed il suo magnetico carisma viene ancora oggi citata come la più grande interprete della storia del ballo Charleston. Insomma, un successo davvero incredibile che nel 1926 consentì a Johnson di entrare ufficialmente nella Società Americana degli Autori e dei Compositori. Nello stesso anno scrisse un altro pezzo iconico, ovvero If I Could Be with You One Hour Tonight.

James P. Johnson, con Runnin’ Wild e la sua The Charleston, diventa così uno dei maggiori protagonisti dei ruggenti anni ‘20, scrivendone – di fatto – la colonna sonora. La salute, purtroppo, non è mai stata dalla sua parte: nonostante i problemi, comunque, il nostro non smise mai di esibirsi anche nel corso del decennio successivo. Nel dopoguerra una serie di acciacchi lo costinsero al ritiro; morì nella “sua” New York il 17 novembre del 1955. Tuttavia, la storia l’aveva già scritta… e la sua influenza è ancora evidente dopo quasi un secolo.