Le mille sfaccettature della moda e della cultura vintage riescono sempre a stupire, anche per il modo in cui le storie si intrecciano per andare a creare un affresco nel quale tutto torna: abbiamo già parlato della moda femminile del dopoguerra, con la rivoluzione dei guardaroba che ha visto protagonisti dei nomi oramai divenuti leggenda; le innovazioni di Coco Chanel hanno probabilmente fatto da spartiacque nel campo dell’emancipazione e della volontà di liberare la donna dal gioco di una società che la voleva rinchiusa fra le mura domestiche: ma dalla seconda metà degli anni ‘40 la musica era destinata a cambiare, grazie alla moda ma soprattutto grazie al costume… da bagno!
Certo, perchè oggi si parla di un costume da bagno che all’epoca ha rappresentato un incredibile passo in avanti per tutte le donne: il bikini. Quando è perché è nato? Come mai ha preso questo nome?
Prima di ripercorrere questa importante storia, però, andiamo a vedere quali sono i migliori bikini in stile vintage da acquistare per avere un look d’altri tempi anche in spiaggia…
Bikini in stile rockabilly
Anche se il bikini è diventato quasi uno standard nel campo dei costumi da bagno e si può trovare in ogni negozio nelle sue versioni “moderne”, ci sono molti brand che propongono delle versioni più squisitamente vintage di questo capo d’abbigliamento. È il caso della Boolavard, dal cui catalogo troviamo questo bikini in stile “rockabilly”: la fantasia a pois, il push-up con le coppe leggermente imbottite e la conformazione a vita alta lo rendono proprio il costume ideale per presentarsi in spiaggia in puro stile retrò.
Bikini con push-up “a balze”
Un altro bikini dallo stile vintage perfetto per riportare in auge l’outfit da pin-up degli anni ‘50 è questo modello della Instinct… preferibilmente nella sua versione con reggiseno rosso e slip a pois bianchi su tessuto nero. La parte superiore è caratterizzata dalle tipiche “balze”, che conferiscono un certo volume e riescono ad aumentare sensibilmente le curve; la parte inferiore, invece, con la tipica vita alta riesce a trasmettere perfettamente lo stile delle pin-up. Comodo, grazioso e irresistibilmente vintage!
Costume da bagno due pezzi vintage
Volete un look da pin-up ma restando comunque il più possibile casual e non troppo appariscente? Questo costume in due pezzi è proprio quello che fa per voi. Morbido e comodo, realizzato con tessuto di buona qualità, si tratta di un bikini con reggiseno a balze senza spalline e slip a vita alta, ideale per situazioni come feste in spiaggia e piscina. La sua caratteristica principale è proprio quella di avere un look sempre sobrio ed elegante, senza troppi fronzoli ma conservando sempre quell’irresistibile mood vintage.
Come nasce il bikini e quali sono le sue radici nella storia?
Il famosissimo costume a due pezzi, nonostante sia nato ufficialmente nell’immediato dopoguerra, ha una storia molto più antica e curiosa che merita di essere raccontata; per farlo, è necessario fare più di qualche passo indietro ed arrivare fino ai tempi degli antichi romani e ai loro mosaici, che raffiguravano delle donne in bikini: si trattava di ragazze impegnate nel campo dell’atletica che di certo non lo utilizzavano per prendere il sole in spiaggia, ma era pur sempre qualcosa di molto simile al costume che conosciamo ai giorni nostri.
Dopodiché il ruolo della donna è inesorabilmente cambiato e sono dovuti passare diversi secoli prima che il vestiario da spiaggia iniziasse a evolversi e a ridursi in dimensione: come già detto, fu Coco Chanel negli anni ‘20 a sdoganare gli abiti più corti, se non addirittura scollati e con dei pantaloncini staccati dalla parte superiore del vestito. Ma nel 1932 fu il fashion designer francese Jacques Heim a creare per primo un costume da bagno succinto e davvero piccolo, tanto da chiamarlo “l’Atome” per via delle sue dimensioni minute. Era sostanzialmente un bikini prima ancora che il bikini nascesse, tanto che veniva pubblicizzato come “il costume più piccolo al mondo”; ma nonostante i proclami e il fatto che comunque all’epoca venisse percepito come qualcosa di stravagante ed oltraggioso, era ancora abbastanza grande da coprire l’ombelico: molti anni dovettero ancora passare affinché un altro designer avesse la coraggiosa intuizione di ridurre ulteriormente le dimensioni del costume da bagno ed aumentare i centimetri di pelle scoperta…
Il bikini, chi lo ha inventato e perchè si chiama così?
Siamo così giunti alla metà degli anni ‘40. Louis Reard era un’ingegnere che lavorava nel settore delle automobili, finché non decise di rilevare l’attività di lingerie inaugurato dalla madre; mai scelta fu più azzeccata, considerata l’importanza del suo operato. L’illuminazione avvenne sulle spiagge di Saint Tropez, quando notò l’abitudine delle donne di arrotolare i propri costumi da bagno in modo da garantirsi un’abbronzatura migliore; era inoltre rimasto colpito dall’invenzione di Jacques Heim, e di quel costume “piccolo come un atomo” che lasciava comunque coperto l’ombelico. Perchè quindi non spingersi oltre e creare qualcosa di ancora più audace? Nel luglio del 1946 nasce così il “bikini”, così battezzato in onore delle Isole Bikini che proprio in quei giorni gli Stati Uniti avevano scelto come bersaglio per testare le loro bombe atomiche. L’importanza del suo costume, a detta del sarto francese, era infatti tale da rivaleggiare con l’evento in questione ma soprattutto era parimenti oltraggioso: fin dal primo giorno il bikini era già in grado di sollevare numerosi scandali e polemiche, alimentati anche dalla scelta dello stesso Reard di utilizzare una spogliarellista per presentarlo al pubblico; la sfilata di Micheline Bernardini sul bordo di una piscina a Parigi era già storia. Prima di arrivare sul mercato, il bikini è passato attraverso innumerevoli ulteriori discussioni, tanto che nonostante il successo planetario dovettero passare diversi anni prima di essere introdotto sul mercato.
Le celebrità che hanno reso il bikini un indumento di culto
Come molte altre volte è successo nel campo della moda, il bikini è diventato un oggetto di culto assoluto per le masse grazie soprattutto al mondo dello spettacolo; l’Italia non ha fatto eccezione, anzi si è addirittura rivelata un’apripista, se si pensa che nel 1947 Lucia Bosè vinse il concorso di Miss Italia proprio indossando un costume a due pezzi. Nel 1956 invece fu Marisa Allasio a vestire un bikini non proprio castigato nel film Poveri ma Belli del maestro Dino Risi. E sempre per rimanere dentro ai confini del Belpaese è impossibile non citare Sofia Loren, che nel 1950 si appropriò senza grosse rivali del titolo di Miss Eleganza. Il bikini era diventato, nel corso di pochissimi anni, un incredibile e irrinunciabile strumento di seduzione, oltre che un simbolo di libertà. Anche in questo caso, comunque, sono stati i grandi film di Hollywood a consacrare definitivamente lo status di culto del bikini… ed anche in questo caso, è stata Marilyn Monroe una delle più celebri icone a portarlo per prima su grande schermo nel film Niagara del 1953. Non molto tempo dopo sulle spiagge di Saint-Tropez fu Brigitte Bardot a farne splendidamente sfoggio, ed anche Margaret d’Inghilterra – figlia della Regina – si fece fotografare con un costume a due pezzi nel corso delle sue vacanze.
Il decennio successivo non fece che consolidare questo trend, con il successo della canzone dedicata al bikini di Brian Hyland ed ulteriori apparizioni del celebre costume in altri successi cinematografici: chi non conosce la celebre scena con Ursula Andress che emerge dal mare in bikini nel film di James Bond “Licenza di Uccidere”?