Cotton club

Storia del Cotton Club: dove esplose lo swing

Il Cotton club è stato il più famoso night club nell’era dello swing; proprio dal palco del night sono emerse le stelle che hanno segnato con la loro musica e la loro presenza scenica gli show degli anni a venire.

In questo articolo parleremo della storia del locale e attraverseremo il corso di un’epoca storica, con i nomi più significativi dei primi periodi del genere jazz e swing.

Storia del Cotton Club

Contesto storicosociale

La storia del Cotton Club ha inizio nei primi anni 20′, epoca storica segnata dall’espolosione di un nuovo genere musicale: il Jazz. Questi anni del primo dopoguerra segnano un grande fermento negli Stati Uniti, sia per la crescita economica, sia per i cambiamenti culturali e sociali.

In quegli anni la società americana era suddivisa in due strati: il primo era rappresentato dall’alta società, avvezza a divertimenti e lussi; poi c’erano i quartieri bassi con la malavita radicata e la povertà dei ceti meno abbienti.

Il Club si pone nel mezzo di questi due estremi, diventando un punto d’incontro fra le 2 società. Apre nel 1920 con il nome di Club Deluxe. A fondarlo è il pugile Jack Johnson, che prese la location all’incrocio tra la 142ª strada e Lenox Avenue ad Harlem.

Passarono solo 3 anni e nel 1923 il gangster Owney  Madden s’impadronì del club, cambiandone il nome in Cotton Club. Si dice che Madden riuscì ad impadronirsi del club quando ancora era rinchiuso al Sing Sing Correctional Facility di New York, per scontare una pena.

Pregiudizi razziali

Il nome scelto da Madden era di per sé significativo di ciò che rappresentava il Cotton Club: nonostante l’importanza che il locale ebbe in seguito alle stelle del jazz e dello swing, nel club regnava il pregiudizio razziale.

L’ingresso come spettatori era permesso solo ai bianchi; i neri cavalcavano la scena partecipando a spettacoli razzisti, nei quali venivano rappresentati come selvaggi e schiavi delle piantagioni di cotone: da qui il nome Cotton club.

Significativo è il particolare che è giunto nelle fonti che ricostruiscono la storia del club: le ragazze del coro venivano selezionate secondo una politica razzista.

Per prima cosa dovevano essere più chiare rispetto alla media; dovevano essere alte e terrificanti.

Uno fra i primi artisti importanti ad esibirsi al Cotton Club fi Duke Ellington, al quale fu richiesto di scrivere jungle music: ossia musica che riprendesse i suoni tribali dei rituali neri.

Gli artisti swing and Jazz che lo hanno portato al successo

Il successo del Cotton Club si deve a tre fattori:

  • il contesto socioculturale estremamente razzista, che permette di sfruttare gli spettacoli discriminatori come caratteristica
  • Il probabile peso del nome di Madden e la sua rete di rapporti dentro e fuori dalla malavita
  • Il talento degli artisti dell’era jazz e swing. La musica e gli show dei ballerini sono stati il maggior traino per il successo del club.

I primi nomi ad esibirsi al Cotton Club Furono Fletcher Henderson e la sua Orchestra ( che aveva al suo interno musicisti del calibro di Louis Armstrong) e Duke Ellington. Quest’ultimo dirigeva l’orchestra con il ruolo di house Band del locale, dal ’27 al ’31.

Il restyling compiuto all’interno del locale da Madden e la qualità della musica portarono il locale ad un grosso successo.

I musicisti jazz e swing che cavalcavano il palco del club venivano lanciati nelle loro carriere. Cab Calloway con la propria rivista Brown Sugar, lo stesso Louis Armstrong, Jimmie Lunceford vennero lanciati dal locale e a loro volta diedero lustro al Cotton Club.

Tutti tornarono a suonare al locale anche dopo averlo lasciato per portare avanti le proprie carriere.

Altri nomi importanti furono quelli di: Lena Horne, Ethel Waters, Coleman Hawkins.

I ballerini swing del Cotton Club

Oltre ai grandi nomi della musica jazz e swing, il Cotton Club ospitò molte stelle della danza nera: si esibirono Bill Bojangles Robinson, i fratelli Nicholas, Bassie Dudley e Florence Hill; più tardi anche Frankie Manning e Norma Miller salirono sullo stage del Cotton Club.

Gli spettacoli che venivano messi in scena mantenevano però sempre un profilo irrisorio della cultura afro; nonostante questo la fama degli artisti cresceva e si faceva spazio nella cultura americana, dando più potere agli artisti.

Grazie a Duke Ellington e al suo successo si modificarono lievemente le regole per il pubblico.  Dal 1928 l’entrata iniziò ad essere ammessa anche ai neri, anche se i prezzi d’accesso, di fatto, escludevano questi ultimi.

Molti balli swing iniziarono la loro scalata al successo proprio all’interno del club, fra tutti il charleston e il Lindy hop.

La chiusura e sommosse razziali

Il Cotton club vide oscurare la sua stella nel 1936. Le sommosse razziali di Harlem del 1935 avevano contaminato il giudizio di molti frequentatori del locale. Alla fine dello stesso anno si tentò di riapre il Club spostandolo a Broadway, nella 48ª Strada.

Probabilmente si sperava nel legame con i personaggi di  spicco di Broadway, come: Walter Brooks, produttore di Shuffle Along o i compositori Jimmy McHugh e Harold Arlen; i quali fornirono alcune canzoni per e riviste del locale.

L’era del Cotton Club, però, era ormai tramontata e chiuse definitivamente nel 1940. La malavita si rifletteva nella cattiva gestione del locale: un’inchiesta federale  sull’evasione fiscale coinvolse anche il Cotton club. Inoltre, ormai le entrate non erano più sufficienti a sostenere i costi del fitto a Broadway.