Lo ammettiamo: noi di Millelire abbiamo un gran debole per lo swing e per tutto la cultura che fa parte di questo universo musicale. Proprio per questo abbiamo deciso che fra le pagine di questo blog parleremo con una certa regolarità non solo di tutto ciò che serve per cimentarsi in questo ballo scatenato (come abbiamo già fatto nel nostro articolo incentrato sulle calzature da uomo più adatte), ma anche dei grandi artisti e delle figure che hanno scolpito la nostra musica preferita sulle pagine del tempo; iniziamo con un approfondimento su un gruppo vocale che da sempre ci tocca in particolar modo, una storia tutta italiana ambientata in tempi duri e con protagoniste un gruppo di donne forti e coraggiose: ci riferiamo, ovviamente, all’indimenticabile Trio Lescano.
Una storia di donne coraggiose: l’infanzia delle tre sorelle Lescano
Le sorelle Alexandrina, Judik e Kitty Leschan nascono in Olanda fra il 1910 e il 1919 da genitori artisti: il padre Alexandrer Leschan, infatti, era un contorsionista di origini ungheresi mentre la madre Eva De Leeuwe cantava l’operetta nei teatri di Amsterdam; la musica era quindi già questione di famiglia, considerato anche che il nonno suonava il violino e ben tre zii erano noti pianisti. In seguito all’infortunio che rese invalido il padre, le due sorelle più grandi crearono insieme alla madre un corpo di ballo acrobatico – grazie anche all’intuizione del loro manager Enrico Portino, poi divenuto compagno di Eva De Leeuwe – che le ha portate ad esibirsi in Europa e in medioriente con il nome di The Sunday Sisters; solo nel 1935, in pieno regime fascista, arrivarono in Italia dove furono raggiunte dalla sorella Kitty: qui il maestro Carlo Prato – ai tempi direttore artistico dell’Ente Italiano per le Audizioni Radiofoniche – ebbe l’idea di prepararle dal punto di vista vocale e di trasformarle in un trio canoro specializzato, sulle orme delle americane Boswell Sisters.
Va tenuto presente che si tratta di anni davvero bui per la nostra storia: le tre sorelle giunsero assieme alla madre ebrea e senza alcun legame familiare in un’Italia che aveva un’idea ancora ferma a quella della società patriarcale, nella quale le donne erano viste come mogli o fidanzate – quanto addirittura non prostitute – e di certo non particolarmente aperta al concetto di indipendenza per quanto riguarda il genere femminile. Eppure, con determinazione e tenacia, le tre sorelle presero in mano il proprio futuro senza l’aiuto di padri o mariti, riuscendo a strappare un contratto alla Parlophone sotto il nome adeguatamente italianizzato di “Trio Lescano”.
Ascesa e caduta del Trio Lescano: gli anni d’oro prima della guerra
Con i nuovi nomi di Alessandra, Giuditta e Caterina, nel febbraio del 1936 il Trio Lescano incide il suo primo disco; Guarany Guaranà esce ufficialmente solo il mese successivo ed è subito un successo, a cui hanno fatto seguito altri brani gettonatissimi presso il grande pubblico come Topolino al Mercato, Anna e Il Valzer della Fisarmonica. Iniziarono di lì a poco a fioccare le esibizioni pubbliche, culminate con una breve tournée nel nord Italia: il loro stile era basato su virtuosismi vocali ed armonizzazioni tra il jazz e lo swing. “Cantavamo malino e non avevamo mai studiato la musica; dubitavamo che al pubblico italiano il genere potesse piacere. Le prove erano estenuanti: nei primi tempi venivamo in teatro alle 8 del mattino e provavamo fino a 9 ore al giorno”. Queste parole della sorella maggiore Alessandra dipingono bene quale fosse lo spirito del Trio e quali sacrifici furono disposte ad accettare per realizzarsi; la morte del manager Enrico Portino nel dicembre del 1936 fu un duro colpo, ma il testimone di amministratrice degli impegni e degli incassi delle tre sorelle passò a loro madre: il gruppo faceva ormai parte dei cantanti dell’Orchestra Cetra allora guidata da Pippo Barzizza, e con il celebre maestro – probabilmente il più grande compositore e arrangiatore della musica leggera italiana in quegli anni – realizzarono centinaia di canzoni; la loro popolarità era oramai immensa. Nel 1937 incisero successi quali Tulilem Blem Blu e Non Dimenticar (Le Mie Parole), l’anno successivo Una Notte a Madera, Piccolo Chalet e È Quel Fox-Trot, mentre nel 1939 fu il turno di Maramao Perchè Sei Morto? Con Maria Jottini, una canzone che tutt’oggi fa parte dell’immaginario collettivo in Italia. Sempre in questo periodo parteciparono alle prime trasmissioni di Radiovisione assieme a Rabagliati e ad altri artisti dell’EIAR: questi esperimenti non furono altro che gli albori di quella che, in seguito, divenne la televisione. Purtroppo, il difficile contesto storico fu un ostacolo non indifferente in una carriera che altrimenti procedeva a gonfie vele: la richiesta di non appartenenza alla razza ebraica era andata a buon fine per le tre sorelle ma non per la madre Eva, che in quanto ebrea fu costretta a trasferirsi in segreto in una piccola località nascosta. Nel 1942, però, Benito Mussolini in persona propose a Vittorio Emanuele III di conferire la cittadinanza italiana alle tre sorelle di origini olandesi, che grazie ai loro successi artistici erano ormai diventate per tutti – stampa e pubblico – “Le tre grazie del microfono”.
Il lento declino del Trio Lescano e il loro lascito culturale
Anche in un periodo buio come quello della Seconda Guerra Mondiale, il Trio Lescano continuò a cantare e ad esibirsi, restando sempre sulla cresta dell’onda: sempre nel 1942, con la madre in esilio, riuscirono a incidere un ulteriore capolavoro come Ciribiribin, mentre nel 1943 dettero alle stampe il loro ultimo lavoro, Te lo Dice il Cuore, realizzato assieme al maestro Cinico Angelini. Di lì a poco, nel contesto di un paese letteralmente spezzato a metà, il Trio raggiunse la madre a Saint Vincent, in Valle d’Aosta, a pochi passi dal confine francese; qui vissero gli ultimi anni del conflitto nel più assoluto anonimato. Gli italiani, probabilmente, avevano già voltato pagina e pian piano finirono per dimenticare tutto ciò che aveva così fortemente rappresentato quegli anni: la storia del Trio Lescano, infatti, non si conclude con un lieto fine. I tentativi di riprendere le redini delle loro carriere negli anni subito successivi alla guerra non hanno avuto successo e pian piano la loro luce si spense; solo nei primi anni ‘50 ebbero un breve ritorno di fiamma grazie alla trasmissione radiofonica Incontri Musicali curata dal loro vecchio amico Riccardo Morbelli, ma il sogno era ormai lontano e le tre sorelle dovettero proseguire le loro vite lontane dall’ambiente musicale. Noi, comunque, preferiamo ricordarle prima di questo triste epilogo, impegnate a cantare uno dei loro pezzi simbolo: magari proprio quella Tuli-Tuli-Pan che è diventata una vera e propria icona dello swing italiano.