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Storia della moda maschile: stili e correnti dei favolosi anni ’60

Gli anni ‘60 hanno rappresentato molto per la cultura in generale, per i diritti civili e per la musica: è stato il decennio dei Beatles, dei Rolling Stones e della British Invasion, che con il loro stile hanno contribuito a creare una vera e propria moda. Ma lo stile in questo periodo ha continuato ad evolversi anche fuori dal contesto rock and roll, creando diverse correnti che sono tutt’oggi molto ricercate nel campo del menswear.

Sì, perchè i favolosi anni ‘60 sono stati gli anni dell’eleganza e della flemma conservativa, soprattutto nell’ambito del lavoro: basti pensare al successo di una serie televisiva come Mad Men – ambientata proprio in quel periodo – e ai suoi raffinatissimi protagonisti! Ma anche allo stile Bohemien, ad esempio, oppure del fenomeno Mod. Andiamo dunque a ripercorrere assieme la storia della moda maschile di quell’irripetibile decennio!

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Lo stile rigoroso ed elegante degli anni ‘60

Una delle prime cose che ci vengono in mente oggi, pensando allo stile degli uomini negli anni ‘60, riguarda il rigore e l’eleganza che si potevano ammirare negli uffici americani dell’epoca. La moda maschile era stata travolta, in questo decennio, dall’esplosione del fenomeno del prêt-à-porter: anche negli Stati Uniti e nelle grandi metropoli come New York, gli abiti sartoriali diventavano un lusso per pochi e iniziavano a diffondersi nei negozi i vestiti dalle taglie standard, che ancora oggi siamo abituati a trovare.

Il look classico consisteva in una semplice giacca monopetto piuttosto stretta, con due bottoni sul davanti ed uno spacco sul retro: se la si unisce ad un cappello e a dei pantaloni dritti e senza risvolto, si forma l’immagine esatta di un businessman in carriera degli anni ‘60. In generale, comunque, lo stile di questo periodo prevedeva linee comode e figure slanciate, con abiti non troppo ricercati: il rigore e l’eleganza andavano di pari passo con l’essenzialità e la semplicità.

Dal punto di vista dell’istituzionalità, la moda maschile degli anni ‘60 trova il suo momento di massima importanza proprio con l’avvicinarsi del tramonto del decennio: risale al 1969, infatti, la prima sfilata di moda tutta al maschile. Un evento storico che ha visto proprio l’Italia nel ruolo di protagonista assoluta: tenutosi a Firenze, nella splendida cornice di Palazzo Pitti, questa sfilata ha luogo tutt’oggi a cadenza annuale e contribuisce da allora a dettare le regole della moda maschile che verrà.

Cosa sono e in cosa consistono la cultura e lo stile Bohémien

Anche ai giorni nostri sentiamo spesso parlare dello stile Bohémien. Ma che cos’è in realtà? Il termine si iniziò ad usare nel XIX secolo per rappresentare la vita fuori dagli schemi degli artisti e degli scrittori, figure spesso stravaganti e ai margini della società, che vivevano un’esistenza tanto disordinata quanto libera da ogni restrizione. Nel corso degli anni ‘60, questa tipologia di individuo è tornata prepotentemente alla moda, imponendo uno stile casual e piuttosto audace che viene adottato ancora oggi.

Il Bohémien, data la sua natura, veste in modo piuttosto trasandato e senza troppi fronzoli, con tessuti possibilmente naturali e abiti dall’aspetto vissuto, spesso ornati da accessori (perlopiù artigianali). Lo stile disinvolto dell’artista non può che prescindere dai jeans: un capo comodo e confortevole che si è imposto fra i più giovani – soprattutto fra gli alternativi – fin dal decennio precedente. Ma la vera protagonista, forse, è proprio la camicia… magari caratterizzata da una stravagante e appariscente fantasia paisley o floreale.

Il ribelle degli anni ‘60 amava la camicia dal tono anticonformista, dal tessuto leggero e dall’effetto leggermente stropicciato (si sa, gli artisti si dimenticano di stirare i propri capi… oppure, semplicemente, non se ne curano!). Una bella giacca larga e leggera completa l’outfit della parte superiore, mentre ai piedi sono sufficienti un paio di sandali. E se l’idea vi sembra bizzarra, vi sia sufficiente pensare che all’epoca il vero Bohémien artista e ribelle amava andarsene in giro a piedi nudi, assaporando il contatto con il terreno!

I Mod e i Rocker: come si vestivano le due correnti?

Due movimenti in particolare colpirono la società inglese degli anni ‘60: parliamo dei Mod e dei Rocker, due sottoculture che incarnavano la necessità di ribellione dei giovani dell’epoca. Fin dai primi giorni questi due stili di vita finirono inevitabilmente per scontrarsi, causando non pochi problemi nelle tranquille periferie della Gran Bretagna: i giovani si raggruppavano in fazioni e finivano per scatenare risse enormi, con esiti spesso infausti per alcuni dei partecipanti. Ma in cosa differivano queste due correnti?

È presto detto: i Mod avevano un’immagine raffinata ed elitaria, ribelle ma con classe, perfettamente in linea con quel “modernismo” da cui traevano il nome. Il loro vestiario era dunque tanto elegante quanto essenziale e minimalista, sia a livello di tessuti che di colori; le uniche vere costanti erano le toppe della Royal Air Force – il cui simbolo era stato adottato dai Mod – e i giacconi Parka fish-tail: sì, proprio le stesse giacche di derivazione militare che ancora oggi vengono utilizzate da molti ragazzi.

Dall’altra parte invece i Rocker, vestiti con le loro giacche in pelle riempite di spille e resi ancor più minacciosi dai capelli impomatati e dalle lunghe basette. Questo stile si era già diffuso negli Stati Uniti nel corso degli anni ‘50 e tutti oggi ne riconosciamo gli stereotipi fondanti grazie a film come Grease o a personaggi come il Fonzie di Happy Days. Insomma, gli anni ‘60 furono un decennio davvero ricco di stili e mode maschili molto diverse fra loro: un periodo d’oro che a distanza di mezzo secolo non smette di influenzare il presente.