storia-polo-lacoste-vintage-anni-30-coccodrillo

Storia della polo Lacoste vintage anni ‘30 e del suo coccodrillo

Quando si parla di abbigliamento e di moda anni ‘30 si pensa sempre all’eleganza delle icone di stile dell’epoca: le giacche di Clark Gable, il cappello fedora di Humphrey Bogart e quant’altro. In pochi però sembrano ricordare che questo decennio ha dato i natali anche a uno dei capi ancora oggi più amati e utilizzati da uomini e donne di tutto il mondo… e che non sembra passare mai di moda, nonostante tutto.

Come avrete già capito ci riferiamo proprio alla “polo”: un capo semplice ma allo stesso tempo rivoluzionario, in grado di unire l’eleganza allo stile casual (e dunque perfetto per ogni occasione). Questa specie di incrocio fra una t-shirt e una camicia nasce proprio negli anni ‘30 dall’idea di un celebre sportivo: in questo articolo ne ripercorriamo la storia, cercando di capire com’è nata la polo fra mille curiosi retroscena…

Chi era Jean-René Lacoste?

Anche se oggi il termine “Lacoste” viene da tutti associato all’omonimo brand di abbigliamento, fino agli anni ‘30 questo nome era sinonimo di tennis: sì, perchè Jean-René Lacoste – prima di diventare uno stilista e un imprenditore di fama mondiale – è stato uno dei più grandi tennisti dei suoi tempi. Nato a Parigi nel 1904 e figlio di un noto industriale, la sua passione per lo sport fu chiara ai suoi famigliari fin dai primi anni di età; l’amore per il tennis scoccò a 15 anni, nel corso di un viaggio in Inghilterra con il padre.

Dopo anni di intenso allenamento, René Lacoste partecipa al suo primo torneo nel 1922, perdendo contro Pat O’Hara. Nel giro di poco tempo, però, il talento gli permise di partecipare a diversi altri tornei iniziando a raccogliere diverse vittorie: nel 1925, Lacoste era primo nel ranking mondiale e nel 1927 iniziò ad essere soprannominato “coccodrillo” dai propri compagni di squadra. L’origine del nomignolo si deve alla sua predilezione per le borse in pelle di coccodrillo, che Lacoste utilizzava per trasportare le racchette.

René Lacoste continuò a vincere numerosi tornei: dopo due vittorie a Wimbledon, tre al Roland Garros e due U.S. Open, finì per ritirarsi nel 1933 a soli 29 anni: la sua intenzione era quella di trasformarsi in imprenditore e di aprire una linea di abbigliamento sportiva assieme all’amico di sempre André Giller (proprietario della più importante azienda tessile francese dell’epoca). Fu così che in quello stesso anno nasce La Société Chemise Lacoste, un’impresa che dopo quasi 90 anni non smette di mietere successi.

La nascita del marchio del “coccodrillo”

Quando René Lacoste si ritrovò ad immaginarsi un logo che rappresentasse al meglio la sua attività e il suo brand, gli venne dunque naturale pensare all’animale che nel corso degli anni era diventato quasi un secondo nome. Il mitico “coccodrillo” che tutti conosciamo venne cucito per la prima volta nella sua “modello L1212”: un capo d’abbigliamento che Lacoste aveva creato per sostituire le scomode tenute dei tennisti dell’epoca. Pensate che ai tempi si giocava in giacca, camicia e cravatta!

L’idea gli venne osservando i giocatori di polo, che vestivano una sorta di maglietta con le maniche corte dotata di un colletto simile a quello delle camicie: nessuno però aveva mai pensato di rendere questo capo un oggetto di uso quotidiano. fino ad allora. La “polo” di Lacoste – così chiamata proprio in onore dello sport popolarissimo in India e in Inghilterra – fu inoltre il primo capo d’abbigliamento a portare il nome del brand in bella vista, per la precisione sul petto; prima di allora, il marchio veniva sempre impresso all’interno.

La L1212 diventò incredibilmente popolare nel giro di pochissimo tempo, diventando uno dei capi più “alla moda” nel corso degli anni ‘30. E se il primo modello era disponibile solo in bianco, ben presto il cotone Petit Piqué delle polo Lacoste si tinse di numerosi altri colori: il nero, ovviamente, ma anche il verde, l’azzurro e il navy blue. Oggi questo capo è utilizzato da tutti, uomini e donne, e la stessa Lacoste è diventata lo sponsor tecnico di innumerevoli campioni di tennis (ovviamente!) e golf.

Come abbinare una polo in stile vintage

La polo è rimasta sostanzialmente invariata nel corso di questi ottanta lunghi anni di storia: oggi come allora, la si può davvero indossare in ogni occasione senza il timore di risultare fuori luogo. La linea essenziale ed elegante, inoltre, permette alla polo di adattarsi più o meno ad ogni cosa: per ottenere un buon outfit vintage maschile, ad esempio, oltre a una saranno sufficienti un paio di pantaloni color kaki e un paio di scarpe Oxford ai piedi. Se al tutto si unisce un buon cappello a tesa larga, il gioco è fatto.

Per le donne la sostanza rimane fondamentalmente invariata, in quanto anche in campo femminile la polo si adatta più o meno ad ogni capo: con una buona gonna lunga e stretch si può ottenere uno stile adeguatamente vintage ma allo stesso tempo sportivo e spensierato. L’unico dubbio può riguardare la scelta del modello: aderente sui fianchi (tipico delle polo femminili) oppure larga, come i classici tagli maschili? Solo in questo caso la risposta dipende dal resto dell’outfit…

La polo unisex, infatti, può adeguarsi a un look femminile solo se abbinata ad altri indumenti tipicamente da donna, come gli shorts o delle scarpe con i tacchi. L’unico altro accorgimento riguarda i tessuti: le polo in lana più vintage, al contrario dei moderni modelli in cotone, vanno lavate e stirate con cura per evitare che si sformino irreparabilmente. Come ultima nota, non possiamo esimerci dal sottolineare che le polo sono perfette anche per ballare: insomma, un capo davvero perfetto e intramontabile!