La storia della musica swing e dei balli jazz, tra i quali svetta il Lindy Hop, ha origini lontane e ben radicate nelle zone più povere degli Stati Uniti. Ma il suo sviluppo per come lo conosciamo oggi ha avuto inizio da un punto ben preciso sia dal punto di vista del luogo che del tempo: il primo è Harlem, il quartiere di New York con la comunità afroamericana più popolosa; il secondo, invece, è il 1920. In quel preciso luogo e in quel preciso tempo nasceva infatti uno dei fenomeni culturali tutt’oggi più amati in assoluto quando si parla di musica e ballo!
Spesso, però, le testimonianze storiche risultano davvero difficili da reperire, rendendo lo studio di quel periodo davvero impervio. Per questo chiunque volesse approfondire l’argomento, cercando di studiarlo nei dettagli, si ritroverebbe di fronte a un mare di informazioni spesso incomplete e altre volte di dubbia origine. Ma tutto questo è presto destinato a cambiare: con questo articolo inizia ufficialmente la Storia dello Swing e del Rock and Roll, la rubrica di Stile Millelire che vi farà scoprire tutti i segreti più oscuri di questi generi musicali e dei suoi balli.
Le origini dei balli jazz: la diffusione del Charleston
Per capire al meglio le origini di questi balli e la loro evoluzione, però, dobbiamo fare qualche passo indietro rispetto alla loro nascita effettiva e riavvolgere il nastro fino ai primi anni del Novecento. Lì, nel mondo dei balli di strada, dove la musica arriva prima di ogni altra cosa, c’era un notevole fermento: nei paesi più poveri degli Stati Uniti, soprattutto, le comunità creole e afroamericane stavano sviluppando nuove forme di ritmo, partendo da quello che oggi conosciamo come ragtime per approdare infine a una versione primitiva del jazz.
Come sempre accade, a una nuova forma di musica non può che seguire un modo per ballarla; gli storici fanno risalire i primi vagiti del ballo jazz alle periferie di New Orleans, non a caso una delle città con le comunità afroamericane più popolose. Nel giro di pochi anni il jazz si era già completamente codificato, diventando uno standard musicale anche nel resto del territorio e nelle grandi città; si è unanimamente concordi che i primi passi ufficiali di Charleston – il primo ballo jazz a diventare una vera e propria moda – si iniziarono a vedere nel 1923.
L’occasione fu lo spettacolo Runnin’ Wild, che imperversò sul palcoscenico di Broadway tra l’ottobre del 1923 e il giugno del 1924. Scritta da Cecil Mack e tratto da un libro di F. E. Miller, questa commedia musicale in due atti raccontava le marachelle di due ragazzini e le canzoni più riuscite della sua colonna sonora si intitolavano Old Fashioned Love e Charleston: fu proprio quest’ultimo pezzo a diventare il tema portante dello show e a presentare per la prima volta nelle sue coreografie quello che oggi potremmo riconoscere, per l’appunto, come il Charleston. Ovvero l’antenato più stretto del Lindy Hop!
L’ascesa del Charleson nelle ballroom degli USA
La canzone in questione, intitolata proprio Charleston e suonata dal pianista e compositore James P. Johnson, ha il merito di aver portato alla ribalta questo ballo tra il grande pubblico; tuttavia, il ballo in sé era nato precedentemente nell’omonima città portuale situata in South Carolina. Qui gli scaricatori di porto afroamericani, movimentando le merci per caricarle sulle navi, compivano con le gambe proprio le forme tipiche del ballo in questione: ed è proprio questa la sottile linea rossa che lega la classe operaia e il ballo negli spettacoli di Broadway.
Riassumendo, quindi, abbiamo un ballo che nasce dai movimenti eseguiti nel corso delle dure giornate lavorative delle comunità povere di Charleston. Pochi anni dopo, qualche illuminato riesce a portarlo sui palcoscenici di New York… sulle note di una canzone chiamata proprio Charleston. Un’incredibile coincidenza? Sarebbe davvero affascinante! Ma la realtà è che James P. Johnson aveva già visto quei passi negli anni ‘10, quando suonava nei club della South Carolina. E ne rimase così affascinato che decise di intitolargli un pezzo.
Anche questi bizzarri legami fra luoghi e stili così diversi, dopotutto, fanno parte del grande mosaico della musica jazz e swing… e come diretta conseguenza, entro il 1925 la gente era già totalmente impazzita per il Charleston. Questo ballo, caratterizzato dallo stile “dondolante” delle gambe, ha avuto modo di diffondersi in tutta la costa est degli Stati Uniti grazie agli afroamericani che lavoravano nei porti: da Charleston a New York, passando per Boston, chiunque volesse divertirsi andava a ballare così la musica jazz nei locali più in voga.
Gli altri balli precursori del Lindy Hop
Ma il Charleston non è stato l’unico ballo a precorrere l’esplosione del Lindy Hop: ci furono diverse altre forme di danza basate sul jazz e sul ragtime, tutte ugualmente utili allo sviluppo del nostro ballo preferito. Nel corso della seconda metà dei ruggenti anni ’20, ad esempio, nel quartiere di Harlem i ballerini avevano già provveduto a modificare il Charleston delle origini con una variante tutta loro; c’erano poi il breakaway (che due esperti ballerini come Frankie Manning e Cynthia Millman descrivevano come “una versione del Charleston con le gambe che scalciano all’indietro piuttosto che dondolare”), il two-step e la tap dance, che andremo ad approfondire in seguito.
Nel frattempo, però, nascevano non solo le cosiddette “big band” dello swing ma si sviluppava anche il concetto di “social dance”: agli albori dell’emancipazione vi era il desiderio di poter ballare non sempre con lo stesso partner, ma ogni sera con una persona diversa. Si sentiva quindi sempre più vivo il desiderio di nuova musica da ballare e nuovi passi da ideare. Il Charleston di lì a poco avrebbe lasciato il passo ad altri generi e sarebbe approdato in Europa: in Italia fu il Duo Fasano ad importarlo per primo, seguito dai francesi e dai loro spettacoli al Théâtre des Champs-Elisées. Negli Stati Uniti, invece? Oltre alle varianti che abbiamo già citato poche righe fa, la nascita del Lindy Hop si faceva sempre più vicina…