Sul finire degli anni ‘40 gli appassionati di musica avevano già riposto il jazz e lo swing nel cassetto per fare spazio ad altre correnti e ad altri generi musicali. I segnali di ciò che stava per arrivare avevano già iniziato a farsi sentire nel corso della prima metà degli anni ‘50, grazie alle trasmissioni radiofoniche di figure pionieristiche come Alan Freed: come abbiamo visto nella scorsa puntata, infatti, fu proprio il celebre DJ a rendere popolare il termine “rock and roll”.
Tuttavia, questa corrente scatenata e rivoluzionaria non era ancora esplosa, e si limitava inizialmente a crescere di popolarità fra i più giovani. Delle figure fondamentali della storia della musica stavano però per irrompere nel mercato discografico, cambiando per sempre gli equilibri e trasformando il rock in un fenomeno di scala planetaria: parliamo di artisti del calibro di Chuck Berry, Little Richard, Elvis Presley, Jerry Lee Lewis e altri ancora…
Chuck Berry, il vero inventore del rock and roll?
È difficile determinare chi abbia effettivamente ideato il rock and roll. Se Alan Freed ne coniò il termine, furono davvero tanti i musicisti di quel periodo a definire con questo nome lo stile delle loro canzoni: Bill Haley, ad esempio, fu uno dei primi a comporre qualcosa che oggi si potrebbe definire “rock”. Tuttavia possiamo dire senza grossi timori di smentita che il genere in sé sia stato inventato e codificato nei suoi dettagli più importanti da un giovane chitarrista afroamericano di nome Chuck Berry.
La sua storia nel mondo della musica inizia quando, dopo un’adolescenza decisamente turbolenta e sopra le righe, il giovane Chuck si dirige a Chicago in cerca di un contratto per poter registrare il suo primo singolo. Qui conosce il leggendario bluesman Muddy Waters, che lo presenta ai proprietari della Chess Records; nel giro di poche settimane il nostro riesce a incidere Maybellene, una canzone che finisce immediatamente in cima a tutte le classifiche grazie a una miscela irresistibile ed elettrizzante di blues e country!
La leggenda era appena nata e non voleva saperne di fermarsi: nel giro di un pugno di mesi, Chuck Berry continuò a sfornare pezzi incredibili, in grado di arrivare dritto al cuore dei più giovani. Nella seconda metà degli anni ‘50 canzoni come Roll Over, Beethoven, Too Much Monkey Business e Brown-Eyed Handsome Man avrebbero sconvolto il mondo della musica; ma il più grande capolavoro di Chuck Berry rimane Johnny B. Goode, uscita nel 1958: una pietra miliare del rock and roll che ancora oggi fa scatenare milioni di persone.
L’ascesa di Little Richard e delle sue performance uniche
Prima ancora che Chuck Berry iniziasse il suo percorso nel mondo del rock, Little Richard – al secolo Richard Wayne Penniman – era già riuscito a strappare un contratto alla RCA grazie alle sue indiscutibili qualità come cantante, showman e compositore. La sua carriera, però, non era ancora decollata; solo nel 1955, grazie all’incontro con il produttore Art Rupe (una delle menti dietro all’etichetta Specialty Records), trovò l’ispirazione per scrivere la canzone che lo rese famoso in tutto il mondo… Tutti Frutti divenne infatti un successo immediato.
Grazie alla sua prolificità e al suo incredibile carisma, Little Richard continuò a sfornare successi per tutta la seconda metà degli anni ‘50, contribuendo ad aumentare vertiginosamente la popolarità del rock and roll: Long Tall Sally, Good Golly Miss Molly e Send Me Some Lovin’ furono tutte incredibili successi. Little Richard fu inoltre uno dei primi musicisti rock a comparire sul grande schermo, in alcuni dei primi film a tema rock della storia: Don’t Knock the Rock (1956) e Gangster Cerca Moglie (1957) sono solo alcuni dei titoli.
Elvis Presley entra in scena e conquista gli Stati Uniti
Dopo aver inciso le sue prime canzoni, il giovane Elvis Presley di Memphis fu subito notato dagli scout della RCA. Ci vollero solo pochi mesi prima di arrivare al successo, grazie al singolo Heartbreak Hotel… e se la sua musica aveva già fatto breccia nel cuore di milioni di giovani fan americani, ci volle ancora meno tempo prima che le sue apparizioni televisive lo rendessero ancora più celebre. Le sue performance sulla rete CBS gli diedero la carica per scrivere ulteriori successi come I Forgot to Remember to Forget, finendo nuovamente in testa alle classifiche!
La fama pressoché immediata che Elvis raggiunse nella seconda metà degli anni ‘50 era dovuta a un carisma davvero innato: non era solo un ottimo musicista, ma aveva anche un gran bell’aspetto, uno stile unico (memorabile la sua acconciatura pompadour) e delle movenze inconfondibili che gli valsero il soprannome di The Pelvis. Le sue provocanti movenze pelviche, oltre a fargli guadagnare schiere di giovani fan – anche e soprattutto fra il pubblico femminile – non mancarono di creare un certo scandalo.
Ciò non fermò in alcun modo la sua ascesa, anzi, gli diede una spinta ancor maggiore e gli permise di apparire in televisione ancora più di frequente. Il primo album di Elvis Presley esce nel marzo del 1956, contava sette canzoni e fu subito accolto benissimo sia dalla critica che dal pubblico: fu il primo disco rock a resistere per ben dieci settimane in cima alle classifiche americane, scatenando una vera e propria Elvis-mania. Inoltre, l’iconica copertina dell’album fece diventare la chitarra lo strumento rock and roll per eccellenza!
Jerry Lee Lewis e il suo scatenato piano rock
Un altro protagonista fondamentale nella scacchiera del rock and roll nella seconda metà degli anni ‘50 fu senza dubbio Jerry Lee Lewis. Dopo aver suonato per qualche anno ai Sun Studios di Memphis, duettando anche con artisti del calibro di Johnny Cash e dello stesso Elvis Presley, Jerry Lee Lewis raggiunse il definitivo successo nel 1957 grazie a Whole Lotta Shakin’ Goin’ On, un pezzo reso unico da uno stile pianistico scatenato e all’epoca senza rivali. Come Little Richard, anche Jerry Lee Lewis poteva contare su delle performance dal vivo incredibili.
Certe volte si alzava dalla seggiola per continuare a suonare il piano e cantare, altre ancora infiammava (letteralmente) il suo strumento, dando luogo a spettacoli veramente (e di nuovo letteralmente) pirotecnici; questa sua attitudine gli fece guadagnare il soprannome di The Killer, una nomea che sembrò ancora più azzeccata quando nel 1957 uscì Great Balls of Fire, la sua canzone più celebre ed esplosiva. Insomma, un quinquennio davvero incredibile per la storia del rock, tutt’oggi insuperato!