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La Storia dello Swing e del Rock and Roll: la genesi del Rock (1951 – 1955)

Dopo un ventennio dominato dalla musica swing, dalle esibizioni delle migliori Big Band del jazz della storia e con le più grandi ballroom degli Stati Uniti occupate dai ballerini di Lindy Hop, il vento era radicalmente cambiato. La Seconda Guerra Mondiale aveva sconvolto le vite di tutti e la sua tanto attesa conclusione aveva portato con sé una grande voglia di cambiamento e rivoluzione… anche nella cultura popolare.

La musica non fece eccezione: tutto ciò che si cantava e si suonava prima stava per essere presto dimenticato in favore di nuove mode e correnti. Nella precedente puntata della nostra Storia dello Swing e del Rock and Roll vi abbiamo raccontato di come, nel giro di pochi anni, le band si sciolsero e i ballerini più in gamba smisero di esibirsi. Nelle prossime righe, invece, vi racconteremo di come il rock and roll stava pian piano crescendo…

I primi anni ‘50 e le trasmissioni radio di Alan Freed

Tra le frequenze radiofoniche dei primi anni ‘50 erano ancora presenti gli ultimi strascichi dell’era dello swing, grazie anche e soprattutto alle incredibili voci di artisti come Doris Day, Frank Sinatra e Nat King Cole. Salvo rare eccezioni, il jazz era ancora protagonista nelle sue varianti più classiche; solo una radio, inizialmente, sembrava voler andare controcorrente: parliamo della WJW, una piccola emittente con sede a Cleveland che aveva un disc jockey dalle idee brillanti e dai gusti innovativi.

Il suo nome era Alan Freed e la sua più geniale intuizione fu quella di inaugurare un programma radiofonico – che battezzò Moondog Show – allo scopo di divulgare a tutti l’R&B e la musica afroamericana. Adottando il soprannome di King of Moondoggers, Freed riuscì nell’impresa di rendere incredibilmente popolare un genere musicale che fino ad allora non godeva di molto credito: il blues più elettrico si mescolava al boogie, allo stesso jazz e alle sonorità country, creando una miscela esplosiva di musica davvero irresistibile.

Ma la cosa più importante che fece Alan Freed, quantomeno dal punto di vista simbolico, fu inventare il termine “rock and roll” per descrivere l’anima e lo spirito del suo programma: una scelta quanto mai azzeccata, se si considera che ha battezzato un genere musicale che dopo mezzo secolo chiamiamo ancora allo stesso modo! Nel 1954 Alan Freed si spostò a New York e inaugurò WINS, la prima radio esclusivamente dedicata al suo rock and roll; nei primi anni ‘50 fu senza dubbio uno dei maggiori divulgatori di questa nuova ed elettrizzante musica.

Il rock and roll acquista la sua prima popolarità

Nella prima metà degli anni ‘50, grazie anche alle trasmissioni radiofoniche di Alan Freed, il rock and roll stava lentamente diventando una moda. Soprattutto fra i più giovani, questa variante scatenata dell’R&B faceva proseliti ad altissima velocità; ed è nel 1953 che viene pubblicata la prima canzone rock and roll… o quantomeno quella che i critici e i saggisti ritengono tale: parliamo di Crazy Man Crazy, singolo di Bill Haley and His Comets che si catapulta subito alla dodicesima posizione tra i dischi più venduti di quell’anno.

Questa band originaria di Chester, in Pennsylvania, era in realtà già attiva dall’anno precedente ma si esibiva nei locali con la sua incontenibile musica a metà tra il country e l’R&B. L’uscita delle loro prime registrazioni fu subito un gran successo, e nel 1955 la loro comparsa nella colonna sonora del film Il Seme della Violenza (un dramma dalle tinte sociali per la regia di Richard Brooks) li fece catapultare dritti nell’occhio del ciclone: Bill Haley e i suoi si possono tranquillamente definire tra i padri del rock and roll.

Più a sud, invece, la musica country suonata dai contadini bianchi sembrava non voler lasciare spazio ad altro. Tuttavia, sempre nel corso della prima metà degli anni ‘50, Sam Phillips ebbe il coraggio di aprire il primo studio di registrazione in cui anche una persona di colore poteva prenotare una sessione, suonare e incidere la sua musica su disco. Siamo a Memphis, nel Tennessee, e il motto del Memphis Recording Service era We Record Anything, Anywhere, Anytime: un passo importantissimo era appena stato compiuto.

Gli artisti che stavano plasmando il rock nei primi anni ‘50

Ed è proprio qui, a Memphis, negli studi aperti da Sam Phillips che ha luogo una delle prime grandi leggende del rock and roll. Parliamo della volta in cui un giovane camionista del luogo, giunto a conoscenza del Memphis Recording Services, decise di registrarvi un paio dei suoi pezzi: era l’estate del 1953 e le sue canzoni si chiamavano My Happiness e That’s When Your Heartaches Begin. Nessuno all’epoca avrebbe mai potuto immaginare la strada che avrebbe poi intrapreso quel ragazzo… ma tutti conoscevano il suo nome: Elvis Aaron Presley!

Per la nascita della sua stella però bisognerà aspettare ancora qualche anno; nel frattempo, a Chicago, due fratelli stavano reclutando i migliori bluesman di colore della città per realizzare il loro progetto. Phil e Leonard Chess erano i proprietari della Chess Records, già casa del grande Muddy Waters. Tuttavia, sentivano che la loro etichetta non aveva ancora raggiunto il massimo della popolarità: c’era bisogno di un musicista in grado di cambiare le regole e spostare gli equilibri una volta per tutte…

Fu quasi per caso che trovarono la persona che faceva per loro, un artista unico e che fin dal primo sguardo si capiva che avrebbe rivoluzionato il mondo della musica: un giovane di colore dal carisma magnetico e con uno stile chitarristico inconfondibile! Il suo nome era Charles Edward Anderson, ma per tutti era solo e semplicemente Chuck Berry. La seconda metà degli anni ‘50 si stava avvicinando e tutte le frecce erano pronte per essere scoccate: l’era d’oro del rock and roll sarebbe presto arrivata.